La Soglia Oscura
Racconti

VAMPIRA
di Sara Ronco

Di quella strana notte poco capii. Lei aveva bisogno di amore. Amore vero. E puro. Come il sangue di un neonato.
Andiamo per gradi. E’ una storia che non ho raccontato a nessuno. Ma chi mi crederebbe? Io stesso non penso di averla compresa.
Potrei iniziare dicendo che era una notte buia e tempestosa. Ma non è così. Era una notte come tante, dove io, anima insonne senza la propria metà, vagavo nel mare delle chat per cercare una donna da amare.
Non consideratemi un personaggio abietto, è che mi sento solo, non ho conosciuto ancora nessuna donna. Nessun essere di tipo femminile ha provato attrazione per me, o forse sì, ma io rovino sempre tutto. Per paura, ovvio.
Vidi il suo avatar, una semplice e luminosissima luna piena nel massimo del suo splendore. Il nickname forse era banale. Era semplicemente “Vampira”. Due parole nella descrizione: “Ho paura”. Nulla di più.
Alle 5 di notte, o forse di mattina, era l’unica ancora on line, le altre donne non mi interessavano. Solo lei. Si può dire fulmine a ciel sereno?
– Xché luna piena? Xché hai paura?
– Cos’è xché? Chi sei?
– Xché vuol dire perché. E’ un’abbreviazione moderna
– Ah, capisco…. Ma tu chi sei?
Arretrai dallo schermo del pc. Avevo una strana sensazione. Quella non sarebbe stata una chat normale.
– Mi chiamo Luigi Alessandro. Ma tutti mi chiamano Gigi.
Risposi in maniera molto semplice, credetti che lei fosse all’antica.
– Che me ne faccio di un nome? Non hai letto Romeo e Giulietta? Non mi va di scrivere con persone che non mi dicono nulla. C’è troppa gente vuota. Che non dice nulla.
Complice il sonno, la curiosità mista alla speranza che se avessi detto di più di me lei avrebbe parlato di sé, iniziai a parlare di me. Del fatto che avessi un lavoro precario, dei miei sogni andati in fumo per mille motivi e responsabilità. Scrissi per 10 minuti senza interruzioni, caricai quelle parole di importanza. Ora dimmi di te!
– Sono qui. Non è casa mia. Appartiene a una coppia stanca che con la scusa di una pausa di riflessione sono andati a fare sesso con estranei. O almeno questa era l’intenzione, l’ho capito dalle tracce psichiche che hanno lasciato. Però qui mi sento al sicuro. Mi spiace ci siano pochi libri. Ah, lascerò tutto come ho trovato, ho calcolato al millimetro ogni oggetto, sarà tutto esattamente come l’ho lasciato. Solo la polvere non riesco a rimettere com’era. Credo che non se ne accorgeranno però. Sono creature disordinate ed egoiste, anche se le ringrazio per l’ignara ospitalità. Ho trovato Romeo e Giulietta e ho pianto, ma c’era solo quello di interessante. Giornali, riviste di gossip e di donne nude, ma anche su come usare il computer e internet. Non sapevo che esistesse una porta su infiniti mondi accessibile a tutti. Io dormo per anni. E quando mi sveglio non riconosco il mondo. Ho paura. Voglio solo nascondermi. Non voglio uccidere nessuno, anche se mi garantirebbe la sopravvivenza. In realtà qualcuno ho ucciso di recente. Si trattava della mia vita o della sua. Era un grosso cane vagabondo, che probabilmente mi ha scambiata per una delle signore che gli danno da mangiare. Si è avvicinato fiducioso, non volevo, ma lui si è avvicinato, voleva anche giocare… era troppo tardi quando ho capito di essere sporca del suo sangue. Sono scappata. Sono riuscita ad entrare qui perché ho capito come lei faceva entrare in casa i suoi amanti. Traccia psichica. Ma non voglio più uccidere. Solo capire il mondo a che punto è arrivato. Perché l’aria e l’acqua puzzano. Perché c’è tanto rumore. Macchine infernali. C’è troppa gente e troppe cose enormi dove abitano le persone in spazi stretti chiamati alloggi. Questo in linee generali è perché sono qui. Ho troppa paura del mondo, anche di te.
– Sei davvero una vampira?
– Sì, e ho paura.
Se era una presa in giro, devo ammettere che mi aveva incuriosito parecchio.
Era così diversa da ogni donna, una conversazione diversa da tutte le altre chat ammiccanti al sesso. Una paura sincera mista a curiosità quasi bambina.
Mi chiese un sacco di cose, il motivo perché la gente non si parla più guadandosi negli occhi ma prediligendo uno strumento che permetta di scriversi a distanza in modo simultaneo. Senza dirsi poi nulla. Cercai di risponderle. O per lo meno le dissi una mia versione dei fatti.
Era avida di ogni tipo di informazione, come se il suo nutrimento non fosse più il sangue, ma la vita.
Ad un tratto squillo la sveglia, dovevo andare. La salutai, le lasciai la mail spergiurandole che non l’avrei persa, che avrei pensato a lei, che ogni essere al mondo è schiavo del suo lavoro.
Le dissi di scrivermi di lei, sperando di poterle di nuovo parlare come stanotte.
Mi arrivò una lunghissima mail, era il suo testamento. Da essere immortale aveva scelto di entrare nella luce, quindi di morire. Ma era grata di avermi conosciuto e di essere venuta a conoscenza di una moltitudine di cose.
Non la trovai più on line.