La Soglia Oscura
Parapsicologia,  Misteri

IL LAZZARETTO DI CAGLIARI E IL FANTASMA BAMBINO
di Viviana De Cecco

Il Lazzaretto è un luogo di pace, circondato da un piccolo parco e da un lungo molo che si affaccia sullo splendido mare cagliaritano, in cui la trasparenza dell’acqua passa dal verde smeraldo al blu profondo. In lontananza, si scorge l’immobile profilo della Torre di Sant’Elia, che si erge a custode del promontorio che fa da cornice al paesaggio costiero. Il silenzio avvolge il panorama, qualche nave si staglia sull’orizzonte sereno mentre transita verso il porto cittadino e tre cannoni spagnoli ricordano le storiche battaglie per il dominio di queste terre. In molti, vengono qui a passeggiare, a portare a spasso il cane, ad andare in bicicletta o a pranzare nel vicino ristorante per assaggiare le specialità locali. Da anni, inoltre, il Lazzaretto è diventato un centro culturale, dove vengono allestite mostre d’arte e fotografia, organizzati concerti all’aperto e presentazioni di libri.
Un imponente arco di pietra sovrasta il varco che si apre sul lato stradale, mentre un vialetto, che taglia in due un bel prato erboso, conduce verso l’ingresso della struttura. Una volta superata la biglietteria, al centro dell’edificio a pianta quadrata, ci si ritrova in un ampio cortile interno, dove si possono ammirare un’antica àncora romana, recuperata dal fondo del mare, e una cisterna sotterranea che fa capolino dal pavimento, utilizzata in passato come deposito dell’acqua e oggi chiusa da una grata in ferro battuto, su cui ci si può affacciare per scrutare nelle oscure profondità del terreno.

Ma è tra i lunghi corridoi interni, distribuiti su due piani, che pare aggirarsi lo spettro di un bambino piuttosto vivace e a volte persino dispettoso.
Nulla è più triste della morte di una creatura innocente, strappata alla vita da un crudele destino e da una terribile malattia che, nei secoli scorsi, fece migliaia di vittime sia in Sardegna che nel resto d’Italia.
A tal proposito, la toccante testimonianza diretta di Morgan, responsabile della gestione del Lazzaretto di Cagliari, suscita un brivido di paura e, al contempo, una sensazione di pietà per la povera anima del piccolo fantasma che sembra essersi ormai abituato a muoversi su e giù tra le solide mura di quello che tra il 1600 e il 1800 fu il ricovero dei malati di peste, vaiolo e tifo.
Sembra che sia stato proprio il tifo esantematico o petecchiale (chiamato in tal modo per via della macchia puntiforme cutanea che si forma sulla pelle, causata da un’emorragia derivante da un batterio trasmesso dai pidocchi) ad aver tragicamente tolto la vita a questo bimbo di circa sette anni.
Morgan, nato e cresciuto nel quartiere di Sant’Elia, lavora al Lazzaretto da ben ventidue anni e, con la sua voce pacata, in cui si ravvisa un sentimento di pietà per tutti coloro che nei secoli passati sono stati rinchiusi in questo luogo di sofferenza, mi ha raccontato le esperienze paranormali che non solo ha vissuto in prima persona, ma che sono capitate anche a una signora che possiede una speciale sensibilità nei confronti di tutto ciò che va al di là del normale.
“Diversi anni fa,” inizia Morgan, “ una signora, che si era iscritta a uno dei corsi artistici che venivano organizzati al Lazzaretto, aveva percepito intorno a lei la presenza di un’entità sovrannaturale. Dotata di una sensibilità fuori dal comune, era riuscita a capire che si trattava di un bambino di circa sette anni. Con il mio aiuto, mi chiese di fare un esperimento per verificare se le sue sensazioni avessero qualche fondamento. Prendemmo una palla e la poggiammo in una delle stanze del museo, lasciandola lì per tutta la notte. Il giorno successivo, quando andammo a controllare che fine avesse fatto, la trovammo spostata in un ambiente completamente diverso da quello dove l’avevamo lasciata. Stupiti dal risultato di questa prova, cercammo di comunicare con la creatura. La signora, avvertendo altre sensazioni, ci chiese di piantare dei fiori gialli in una bella aiuola al centro del cortile interno, perché aveva l’impressione che in qualche modo il piccolo ne fosse piacevolmente attratto.”
Forse, il poverino conservava il ricordo di gradevoli passeggiate all’aria aperta, compiute durante l’infanzia nei dintorni o desiderava rallegrare il grigiore di quel luogo dove la sua anima straziata dalla morte non aveva ancora trovato pace. Non è difficile immaginare l’angoscia di un bambino che vaga da solo nel silenzio e nel buio di quei corridoi oscuri, dove lo stesso Morgan ha vissuto un’esperienza sconvolgente.
“Una notte andai al Lazzaretto per far compagnia a un mio collega, a cui era stato assegnato proprio il turno che finiva la mattina successiva. In quei giorni, stavamo allestendo una mostra di arte precolombiana e, visto che la leggenda del bambino fantasma girava per Cagliari già da un po’, avevo pensato di coinvolgere maggiormente i turisti con qualcosa di più interessante della semplice esposizione. Avrei voluto raccontare a tutti che uno spettro era rimasto intrappolato tra queste mura, ma quando illustrai la proposta al mio collega, lui dichiarò di non essere affatto d’accordo. Riteneva che non fosse né opportuno, tantomeno moralmente giusto disturbare i morti. Io gli risposi: “Se i morti non fossero contenti di questa iniziativa, penso che ce l’avrebbero fatto sapere.” In quel momento, ci trovavamo al buio, in una delle gallerie al piano superiore, che di solito veniva illuminata da ventidue luci che si potevano accendere tramite ventidue interruttori posti in uno stesso quadro elettrico. Essendo appena entrati, non avevamo ancora avuto il tempo di schiacciare nessuno degli interruttori. Tuttavia, non appena terminai di pronunciare quelle parole, le ventidue luci della galleria si accesero contemporaneamente, come se qualcuno avesse premuto tutti e ventidue i tasti del quadro elettrico nello stesso istante. Impauriti e sconvolti da quell’episodio inspiegabile, ci rifugiammo all’aperto e il mio collega finì il turno di notte in auto! Da quel giorno, anch’io mi convinsi che è meglio evitare di far arrabbiare i morti…”

Benché non ci siano prove scientifiche dei fatti accaduti, si può ipotizzare che gli spiriti abbiano espresso la loro opinione in maniera piuttosto eclatante. Si può ben intuire quale terrore abbiano provato Morgan e il suo collega in quei brevi attimi, quando nel buio della notte quell’immenso bagliore li ha convinti che non è mai prudente disturbare i defunti, soprattutto quelli strappati alla vita dalla brutalità di una morte improvvisa.
Per concludere, Morgan ha spiegato che una squadra che si occupa di eventi paranormali ha trascorso alcune notti all’interno dell’edificio, nella speranza di poter raccogliere indizi tangibili su queste misteriose presenze. Purtroppo, non è stata rilevata alcuna anomalia.
In molti, ancora oggi, hanno dichiarato di aver udito delle voci che si levano dai corridoi deserti, quando cala l’oscurità e soltanto il bagliore della luna rischiara il Lazzaretto. Saranno davvero le anime dei poveri morti che ricordano ai vivi quanta sofferenza e solitudine hanno patito, laggiù, isolati dal mondo esterno e in preda a indicibili angosce? E visto che alcuni affermano che persino l’ascensore si blocchi spesso tra un piano e l’altro, in caso di visita, è preferibile prendere le scale… Sempre che anche lì, non si scorga la palla di un bambino che rotola sui gradini…