La Soglia Oscura
Racconti

La postina – di Massimo Guisso

Certo che Marta e Paolo sono sempre gentili ed ospitali. Chi gliel’avrà fatto fare di comprare questa casa isolata, in culo al mondo? Comunque, la cena era ottima!

Forse ho esagerato un po’ con il Dolcetto. Vabbè, vado a riprendermi la macchina sotto il viadotto della ferrovia. Spero che non mi fermino i carabinieri del posto: magari, imbocco quella stradina secondaria fra gli alberi, e poi rientro in città dall’altra parte della collina… Non ci vuole molto, mi pare di ricordare. Heee, sono anni che non vengo in questa zona. Non si vede quasi una mazza… Belin, se è in salita: era meglio se mi compravo una Panda 4 per 4, invece della tipica spider da scapolo incallito. Un bivio: adesso cosa faccio? Prendo questa… Cazzo, c’è pure un pezzo di sterrato! Porca paletta, mi sono impantanato! Lo sapevo. Che imbecille! Ho dimenticato persino il cellulare. Ora mi tocca tornare a piedi dai miei amici a chiedere aiuto. Oppure dormo lì. No, fammi pensare: troppo lontano, staranno già ronfando come lontre. Faccio prima a scendere giù per il sentierino sino al paese ed a saltare sull’ultimo autobus per Savona. E domani chiamo il carro-attrezzi, il più piccolo che ci sia. Che sfiga! Dai Tony, coraggio, deciditi, schioda il placido culetto dalla Alfetta… “Ma cosa ci fa, un così bel giovanotto, sperduto nel bosco?” Merda! Mi giro di scatto: prima che mi prenda un accidente, mi accorgo che il vocione appartiene ad un giunonico donnone, manco troppo giovane, in abiti da contadina sporca di zolle. Maga Magò? Oh, bhè, sa, signora (faccio il galante), sono venuto a trovare i Parodi e poi, insomma, vede… “Sì li conosco: bella coppia di sposini novelli! Abitano la cascina ristrutturata al numero 23 di Via Romani. Io consegno loro la posta tutti i santi giorni.” Ah, ecco, questa qui dev’essere la portalettere della vallata, penso io: ma dove cavolo vive? “Sto in quella masseria nella radura, là in fondo, oltre i castagni, ho pure una manciata di terra mia”. Senta, signora, non è che si può sedere sul cofano, così l’auto fa presa nel fango e non mi slitta, indi salta giù ed io sgommo in retromarcia per sterzare nello spiazzo lì sotto; oppure preferisce spingere? Maronna del Carmine, Boia Faus, càsso, cos’ è tutto ‘sto casino nei cespugli? “Màh, sarà Ernesto, il porcastro. La gente crede sia un cinghiale, in cerca di cibo. Mi devasta spesso il mio campo di zucche. I cacciatori non riescono mai a beccarlo. Però io sono ancora signorina!”. Oh belin, che ce l’ ho fatta! Arrivederci e baci, signorina, allora: vado subito a farmi un grappino là, alla Società di Mutuo Soccorso, prima della Provinciale, alla faccia del maledetto test col palloncino! “Arrivederci, speriamo, bel giovanotto!” Caspita, dalla porta a vetri di fuori non me lo facevo così brutto il barista, sembra uno zombie! Mi dia una Nardini, stravecchia. Indovini un po’ cosa è successo? Certo… se non era per la postina! “Chi, la Guendalina? Ma se è morta dieci anni fa. Era l’amante di Ernesto, il capostazione di Priocca. Il bastardo la picchiava spesso, però non si decideva mai a sposarla, così alla fine lei si è gettata giù dal viadotto, giusto la notte di Santa Lucilla: a proposito, l’anniversario è proprio oggi! Lui una sera si è ubriacato meglio di un camallo, guardi, era seduto esattamente là, al tavolo! Poi è uscito nel buio. Il corpo non l’ hanno mica più ritrovato. Che strano! Bòh, se lo saranno rosicchiato quei dannati cinghiali!