POGO THE CLOWN
(Maledetti Quadri! – Arte Disturbante 6)
di Monia Guredda
Se come me amate Criminal Minds state un passo avanti, ma comunque entrare in certe storie, in certe menti è sempre difficile.
Andiamo con ordine.
John Wayne Gacy nasce il 17 marzo del 1942 a Chicago. Già da come lo hanno chiamato si capisce che i genitori non lo amavano poi tanto. Infatti il padre è un alcolizzato che lo picchia e lo umilia regolarmente. Quando John ha 9 anni subisce un abuso da parte di un amico di famiglia, ma tace temendo la reazione del padre. A 11 anni cade dall’altalena. Soffre di emicranie per 5 anni fino a quando non gli viene rimosso chirurgicamente un grave ematoma cerebrale.
Il giovane John però è intelligente e brillante; si laurea in Economia e Commercio, sposa una brava ragazza e lavora nei ristoranti del suocero. La famiglia si trasferisce a Waterloo, in Iowa, dove John dirige con successo alcuni ristoranti della catena Kentucky Fried Chicken. Le cose vanno bene. Nascono due bambini. Poi John inizia ad approcciare più o meno scherzosamente i suoi dipendenti, sino ad avere un rapporto con un collega, nel 1967 ed un rapporto a tre con un altro uomo e la moglie (di Gacy).
John Wayne Gacy viene accusato da due ragazzi. Lui chiede di essere sottoposto alla macchina della verità. Fallisce. Un team di psichiatri lo dichiara in grado di intendere e di volere. Viene condannato per sodomia. La moglie chiede il divorzio. Il suocero lo licenzia.
Ma Gacy è un detenuto modello e viene rilasciato dopo 18 mesi. Torna a Chicago per vivere con la madre (il padre è morto). Lavora come aiuto cuoco e si risposa nel 1972 con una donna divorziata e madre di due bimbe. Ma nel frattempo, nel 1971, erano ricominciate le aggressioni. Peccato che la commissione per la libertà vigilata dell’Iowa non ne fu mai avvisata.
La famiglia di un altro ragazzo aggredito ritira la denuncia in virtù dei soldi che Gacy elargisce loro.
Gacy nel frattempo è diventato un importante imprenditore edile, attivo nel sociale e membro del partito Democratico della sua città (in una foto d’epoca lo vediamo con l’allora First Lady Roslynn Carter).
Fa parte del Jolly Joker Clowns Club e, come Pogo il Clown, partecipa a numerosi eventi di beneficienza a favore dei bambini. Gacy disegna i suoi costumi e realizza il proprio trucco.
Il 3 gennaio del 1972 commette il suo primo omicidio.
Nel 1976 dichiara la propria bisessualità alla seconda moglie e i due divorziano consensualmente. Ora Gacy ha la casa tutta per sé.
Nella sua impresa edile lavorano soprattutto ragazzi e giovani uomini. Molti di loro diventano sue vittime. Un paio di loro riescono a scappare, ma la polizia non dà seguito alle loro denunce. Gacy vende la macchina di una vittima, ma la polizia che scopre la transazione non approfondisce le indagini. Altre due vittime vengono volontariamente rilasciate da Gacy, dopo essere state violentate e torturate. Questi ragazzi lo denunciano, ma Gacy risponde ai poliziotti dicendo che è vero che hanno avuto dei rapporti sadici, ma che erano consensuali. La polizia accetta la versione di Gacy.
Qui, da appassionata di serie crime in generale e di Criminali Minds in particolare, non posso non notare l’enorme discrepanza tra la triste realtà e l’autocelebrativa fiction… anche Dahmer poté agire indisturbato per anni sotto l’occhio non tanto vigile della legge.
Ma torniamo a Pogo.
Scompare un ragazzo; aveva detto alla famiglia che sarebbe andato a lavorare per l’impresa di Gacy. I poliziotti vanno a casa sua per fargli qualche domanda al riguardo e sentono un odore terribile. Gacy dice di avere problemi con l’impianto fognario. Gli agenti scendono in cantina e trovano 28 cadaveri. Altri 5 sono stati gettati nel fiume.
Viene da chiedersi quanti di loro avrebbero potuto salvarsi se si fosse agito in tempo.
Viene arrestato il 22 dicembre del 1978.
Gacy dichiara di aver ucciso solo le 5 vittime gettate nel fiume e di averlo fatto solo perché guidato dal suo alter ego malvagio, Jack. Dice inoltre che le 28 vittime in cantina sono state uccise dai suoi impiegati e messe lì per incastrarlo.
John Wayne Gacy viene dichiarato affetto da disturbo istrionico di personalità, da disturbo narcisistico e da disturbo antisociale, ma è dichiarato intelligente e perfettamente in grado di intendere e di volere.
Gacy chiede l’ergastolo, ma viene condannato a morte.
Durante i 16 anni di prigionia Gacy si dedica alla pittura. I suoi soggetti preferiti: i clown. Pogo il Clown, il suo vero alter ego.
19 dipinti vengono espressamente commissionati da Steve Koshal per essere messi all’asta.
25 opere furono comprate per essere poi bruciate in un falò pubblico a cui parteciparono 300 persone, tra cui numerosi parenti delle vittime.
La Arts Factory Gallery di Las Vegas ha comprato 74 opere di Gacy, tra cui l’autoritratto “Goodbye Pogo” (pagato solo questo 4,500 $), ma ha devoluto il ricavato in beneficienza.
A partire dagli anni 80 non si sono mai interrotte le mostre dedicate ai lavori di Gacy, che dichiarava di non guadagnarci nulla, ma che “Portano gioia nella vita delle persone”.
La maggior parte delle sue opere fa parte di collezioni private e sono state pagate tra i 200 ed i 20.000 $.
John Wayne Gacy viene ucciso tramite iniezione letale nel carcere di Crest Hill, in Illinois, il 10 maggio del 1994.
Le sue ultime parole su questo piano dell’esistenza sono state “Kiss my ass!”.
La sua figura ha ispirato due film (Gacy e Dear Mr. Gacy), diverse serie tv (American Horror Story, Prison Break e Don Self), videogiochi (Street Fighter), gruppi musicali (Marilyn Manson) e romanzi (King non l’ha mai dichiarato apertamente, ma Pennywise sembra proprio ispirato a Pogo).
Pogo il Clown ha decisamente contribuito a creare il mito del clown malvagio, anche se personalmente non ho mai capito cosa ci sia di bello anche nei clown normali. L’associazione americana dei clown che ha intentato causa a Stephen King per aver rovinato la loro immagine con il suo romanzo It si mettesse l’anima in pace. Se non ricordo male ci fu un altro serial killer che si vestiva da clown per attirare in trappola i bambini… faccio una ricerchina e vi faccio sapere.