La Soglia Oscura
Monografie

TUTTE LE PUBBLICITÀ SONO SUBLIMINALI 3
di Gianfranco Galliano

Non aprite quell’armadio

Trama di Monster in the closet (1986) di B. Dahlin. A San Francisco diverse persone vengono trovate uccise nei propri armadi, a cominciare da un cieco alla ricerca del proprio cane che fa di tutto per non farsi trovare. Una giornalista e il suo amico scienziato decidono di unire i loro sforzi per svelare il mistero degli omicidi; la donna è palesemente attratta dello scienziato, cosa evidente ogni volta in cui lui si toglie gli occhiali: in quei momenti, infatti, lei cade in una sorta di deliquio amoroso. Il mistero delle morti viene presto svelato: l’assassino è un mostro alieno che si nasconde negli armadi delle sue vittime. I crimini però non cessano e il panico s’impadronisce della città; viene fatto intervenire l’esercito, che tuttavia non riesce a sconfiggere l’alieno con le armi tradizionali. I due protagonisti stanno per essere uccisi dall’extraterrestre quando involontariamente il giornalista si toglie gli occhiali e scopre che anch’esso subisce il suo fascino. Dopo lo scampato pericolo, reporter e scienziato riescono a seguirlo e a rendersi conto del suo punto debole: per vivere e consumare i propri delitti ha la necessità di nascondersi negli armadi. La ricetta per liberarsene, quindi, è trovata: basterà distruggere tutti gli armadi del mondo e anche il mostro morirà poiché non saprà più dove rifugiarsi. L’ordine di distruggerli viene dato su scala planetaria (persino un samurai fa a pezzi con la katana il proprio ripostiglio) ed egli puntualmente soccombe.

Quali significati ideologici attribuire alla storia?

Se i nostri mostri personali – i nostri scheletri – sono rinchiusi nell’armadio, eliminando questi ultimi verranno distrutti anche i primi. In effetti, la creatura, non trovando più un luogo in cui nascondersi morirà per strada. “Avere uno scheletro nell’armadio” è un modo di dire in cui ciascuno di noi può agevolmente ritrovare le proprie paure, i propri rimorsi, i propri peccati inconfessati ecc. Il significato, in questo caso, sarebbe dunque: liberandovi dagli armadi, vi liberate anche da ciò che contengono. Letteralmente (assunto magico) e simbolicamente (assunto psicanalitico). Altro significato, più inquietante del primo e più difficile da scovare perché avvolto da una banana umoristica sulla quale la nostra perspicacia può facilmente scivolare: sia la reporter che il mostro cadono in deliquio amoroso ogni volta che lo scienziato si toglie gli occhiali; se donna e alieno subiscono la stessa fascinazione nei confronti del protagonista, questo significa certo che l’alieno è femmina (o in seconda battuta omosessuale), ma – per la proprietà transitiva – anche che sotto certi aspetti la donna è mostruosa. Interpretata così, la storia sarebbe un esempio di misoginia (od omofobia) subliminale. Seguendo questa strada, potremmo concludere che la lotta contro la colonizzazione della nostra mente da parte di suggestioni di cui non siamo consapevoli, in certi casi consisterebbe nel destrutturare per due volte quanto i messaggi estetici, pubblicitari, politici ecc. insinuano surrettiziamente dentro di noi: la prima volta a livello di cultura superficiale più o meno raffinata, utile per lusingare la nostra intelligenza e indurla a fermarsi pigramente al livello più basso – in questo caso i richiami metaforici ai nodi psicanalitici esistenziali grazie ai quali ciascuno può perdersi nei propri “abissi” biografici dimenticandosi del resto, tutto preso com’è a meditare quanto il mancato superamento del rimosso uccida; la seconda – ben più importante – a livello di schemi logici fondamentali in base ai quali funziona la nostra mente (la proprietà transitiva, per esempio) utilizzati per produrre ideologia (in questo caso la misoginia o l’omofobia), non importa se in maniera consapevole o meno, da operatori esterni.