La Soglia Oscura
Misteri

VAMPIRI (2° parte)
di Maddalena Winchester

Molti dei miti riguardanti i vampiri nacquero durante il medioevo.
Una delle prime testimonianze di attività di vampiri risale al 1672, nella regione dell’Istria, al confine tra Austria e Repubblica di Venezia. Grando, un ex bracciante, morì nel 1656, ma i paesani del posto dichiararono che era tornato dal mondo dei morti, che aveva iniziato a bere sangue umano e che molestava sessualmente le donne del villaggio. Il capo del villaggio ordinò che gli si piantasse un paletto nel cuore, ma quando questo metodo non sembrò bastare, il corpo di Grando venne decapitato.
Il panico nacque con la notizia di attacchi di vampiri nella Prussia occidentale nel 1721 e nei domini asburgici dal 1725 al 1734: da lì si diffuse in altre località. Due casi famosi di vampirismo, i primi a essere ufficialmente documentati, furono quelli dei cadaveri dei serbi Peter Plogojowitz e Arnold Paole. Plogojowitz era morto all’età di 62 anni, ma si credeva fosse tornato nel mondo dei vivi e avesse chiesto al figlio del cibo. Il figlio si rifiutò di sfamarlo, e fu trovato morto il giorno seguente. Plogojowitz sarebbe poi tornato e avrebbe attaccato alcuni suoi vicini di casa che morirono per gravi perdite di sangue. Un’altra famosa leggenda serba riguarda un tale Sava Savanović, che viveva in un mulino e uccideva e beveva il sangue dei mugnai. Questo personaggio folcloristico venne poi ripreso in un racconto scritto dal serbo Milovan Glišić e nel film horror serbo del 1973 Leptirica a esso ispirato.
L’isteria, comunemente conosciuta come la “Controversia sui vampiri del XVIII secolo”, infuriò per una generazione. Il problema fu aggravato dalle epidemie rurali di acclamati attacchi di vampiri, causati indubbiamente dalla superstizione presente nelle comunità dei villaggi, dove venivano disseppelliti cadaveri e trafitti con paletti di legno.
Calmet raccolse testimonianze di incidenti riguardanti i vampiri; numerosi lettori, tra cui un critico Voltaire e demonologhi convinti, interpretarono il saggio come una dichiarazione di esistenza dei vampiri. La controversia cessò solamente quando l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria mandò il suo medico personale, Gerard van Swieten, a investigare sulle acclamazioni di entità vampiresche. Il tema del vampirismo interessò anche teologi e naturalisti italiani nel corso del XVIII secolo. Una delle opere più discusse fu la “Dissertazione sopra i vampiri” di Giuseppe Davanzati, data alle stampe per la prima volta a Napoli nel 1774, nella nota e attivissima tipografia dei fratelli Raimondi. Il testo era stata già letto, in forma manoscritta, da esperti di medicina, teologia, diritto canonico, già all’inizio degli anni quaranta del XVIII secolo. Il marchese Scipione Maffei ne aveva tratto ispirazione per le sue riflessioni; il papa Benedetto XIV lo aveva apprezzato «sì per la dottrina, che per la vasta erudizione». Aveva dimorato a Firenze e Venezia, fino ad arrivare nelle terre dell’Europa centrale e orientale, dove aveva sviluppato la sua curiosità per la credenza popolare nel vampirismo, che creava gravi problemi di ordine pubblico. Soprattutto nelle aree rurali, si pensava che alcuni defunti riuscissero a tornare in vita per compiere scorribande notturne, molestare i vivi, abbeverarsi del loro sangue, danneggiare il bestiame con morsi e violenze.