La Soglia Oscura
Monografie

VOLEVO UNA PIAZZA PULITA – E ADESSO HO UNA PIAZZA VUOTA
di Gianfranco Galliano

Non dovremmo biasimare gli accademici che hanno impedito a Paolo Nori di tenere le sue lezioni su Fedor Dostoevskji, bensì elogiarli perché ci hanno fatto comprendere che cosa significa cultura per alcuni suoi tristi esponenti: seriosità al passo coi tempi, seriosità di individui capaci di incensare solo il passato senza riconoscerlo nel presente, persecutori dei vivi ed elogiatori dei morti appunto perché sono tali, così non possono più dare alcun fastidio, imbalsamati una volta per tutte come sono, ovviamente dagli accademici stessi: lo diceva già Foscolo – e chissà quanti altri prima di lui…Per questi posatori modaioli, per questi puritani1984 in grado di mettersi a pulire le foglie degli alberi, di distruggere tutti i batteri (senza rendersi conto che così creperemmo perché pure la sporcizia serve), di considerare anche solo il cagare un atto ostile – la cultura è un innocuo bene dell’umanità simile alle fontane del Prater – come diceva Mishima –, si dimenticano da dove nasce, dal grembo insanguinato del trauma: se potessero entrare nella testa di un Pascoli se la darebbero a gambe inorriditi perché “non capirebbero”: direbbero, e quel che è peggio in buona fede: “Ma…ma è veramente questa la cultura?” Sì signori, la cultura è precisamente questo, è merda formalmente ineccepibile, è Dickens che non riesce a superare sei mesi trascorsi a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe come è Dante risentito con Bonifacio al punto da preparargli un bel buco flambé all’Inferno, sono i ragazzini di Sandro Penna (ah, ricorderò a questi soloni le sue tendenze: a quando il rogo delle sue poesie?), sono le pallose pagine di torture assortite di Sade (che per l’appunto era un…sadico: a quando il rogo de La filosofia nel boudoir?). Ma sì, è vero, Dostoevskji però era senza dubbio il peggiore di tutti: era un russo.