Allan Kardec – di A. Rossignoli
Hippolite-Léon-Dénizard Rivail, nato al Lione il 3 ottobre 1804, in una famiglia dedita all’avvocatura e alla magistratura, era un intellettuale di prestigio. Metodico, esigente, instancabile, aveva frequentato brillantemente la facoltà di medicina e, più tardi, attratto dalla filosofia e dalla pedagogia, si era trasferito in Svizzera per lavorare a fianco del professor J. E. Pestalozzi, padre della moderna pedagogia, di cui divenne uno dei più stretti collaboratori.
Verso il 183o, si trasferì a Parigi, dove fondò un Istituto scientifico in cui applicavano i principi del moderno insegnamento del professor Pestalozzi. Due anni più tardi, si sposò con Amélie-Gabrielle Boudet, figlia di un notaio, anche lei dedita all’insegnamento.
A causa di un disgraziato rovescio di fortuna, la coppia si trovò per qualche tempo in una situazione economica alquanto precaria: Rivail, che era stato costretto a chiudere l’Istituto, continuò a lavorare impartendo lezioni, tenendo la contabilità per varie ditte e traducendo in tedesco diverse opere di autori francesi. Ma la sua vera vocazione continuava a essere la pedagogia: di notte preparava manuali di grammatica e di matematica per le scuole e varie sue opere furono adottate come testo obbligatorio nelle accademie. Il suo lavoro come docente (nel 1849 era professore di fisica e chimica), le sue pubblicazioni di pedagogia e, in parte, la fortuna ereditata dalla moglie, lo riportarono nuovamente ad una posizione sociale elevata.
Nel 1854 si incontrò con un vecchio amico, Carlotti, che gli parlò con entusiasmo degli spiriti e delle sedute con il tavolino a tre gambe. Rivail, pur avendo un’ottima opinione dell’amico, aveva poca fiducia del suo carattere focoso ed esaltato. Fino a quel momento, Rivail non sapeva nulla degli spiriti , ma conosceva perfettamente le teorie sul fluido magnetico che Paracelso e altri pensatori avevano studiato due secoli prima (ne abbiamo parlato nell’articolo introduttivo sullo spiritismo) e che Mesmer, un medico viennese noto per la sua eccentricità, aveva reso di moda a Parigi verso il 1780, sollevando un grande scandalo. Immediatamente pensò che i presunti spiriti dovessero essere strettamente legati al fenomeno del magnetismo.
Poco dopo l’incontro con Carlotti, anche altre persone parlarono a Rivail degli spiriti, questa volta in tono molto differente, più misurato. Spinto dalla curiosità, cominciò a prendere parte alle riunioni medianiche e ben presto ne divenne un assiduo frequentatore. Comprese subito che il semplice fatto che gli spiriti si manifestassero ai vivi potesse dimostrare l’esistenza di un mondo invisibile in cui si sarebbe potuta trovare la risposta al grande dubbio dell’umanità: la vita dopo la morte.
Tuttavia, il suo temperamento scientifico opponeva una certa resistenza a tratte conclusioni affrettate senza prima un’accurata analisi dei fatti. Per questo motivo si ripromise di studiare scrupolosamente l’argomento e di approfondirlo. L’occasione gli giunse nuovamente attraverso Carlotti.
Questi, insieme ad altre personalità di indiscussa fama intellettuale, tra cui lo scrittore Victorien Sardou, Taillandier dell’Accademia delle Scienze, l’editore Didier e altri, si era dedicato, per cinque anni, a raccogliere in alcuni quaderni, tutte le sue esperienze con l’Aldilà, aggiungendo testimonianze da tutto il mondo, in particolare dagli Stati Uniti, cercando, in particolare, di dedurre alcune idee generali che potessero spiegare quei fenomeni.
Rivail, che aveva accettato con entusiasmo questa mansione, dopo qualche tempo si sentì incapace di mettere ordine in quel caos di dettagli assurdi e di enigmatiche affermazioni. Si era ormai quasi deciso a rinunciare quando, durante una seduta, una comunicazione proveniente da “Spirito della Verità” gli assegnò lo pseudonimo di Allan Kardec, spiegando che questo era stato il suo nome in una precedente incarnazione. Lo spirito gli rivelò inoltre che gli era stata affidata la missione di divulgare la nuova dottrina, con l’aiuto di tutte le entità.
Da questo momento, tutta la sua attività fu al servizio dello spiritismo.
Fermamente convinto dell’esistenza di un’altra dimensione, incominciò ad analizzare e a classificare tutte le testimonianze e i documenti a sua disposizione, gettando le basi di un credo filosofico che costituisce la teoria fondamentale dello spiritismo.
Come scrisse Rivail: «Una delle prima conclusioni alle quali fui in grado di giungere fu di scoprire che i disincarnati non erano altro che le anime degli uomini. Essi non erano in possesso della scienza suprema né della sapienza assoluta, ma il loro sapere era limitato e di conseguenza non vi era motivo di considerarli infallibili».
Il 18 aprile 1857, con lo pseudonimo di Allan Kardec, pubblica la sua opera principale, Il libro degli Spiriti, in cui definisce lo spiritismo nella sua reale grandezza, eliminando il carattere giocoso e frivolo con cui non poche persone avevano accolto le manifestazioni delle entità.
Nel 1858 fondò la Revue spirite, organo principale del movimento spiritista. Poco tempo dopo, su richiesta degli amici, fondava a Parigi la Società di Studi Spiritistici.
Oltre a collaborare assiduamente alla rivista con i suoi articoli, pubblicò, negli anni seguenti, altre importanti opere, in cui andava sviluppando gli aspetti essenziali della dottrina: Che cos’è lo spiritismo (1859), Il libro dei medium(1861), Il Vangelo secondo lo spiritismo (1864), Il Cielo e l’Inferno(1866), La Genesi (1868) solo per citarne alcune.
Fino al momento della morte, avvenuta il 31 maggio 1869, stremato dall’eccessivo lavoro e sofferente di cuore, lottò senza sosta: con i suoi libri e con i suoi articoli, viaggiando per tutta la Francia per far conoscere le sue idee e stimolare la creazione di nuovi gruppi spiritistici, combattendo i detrattori dello spiritismo e i ciarlatani che tentavano di screditare il movimento. Tutto l’insieme dei postulati filosofici e dei precetti pratici che ancora oggi costituiscono le linee principali del credo spiritista è contenuto nelle opere che Allan Kardec ha lasciato all’umanità per sviluppare e divulgare il messaggio degli spiriti. Allan Kardec elaborò la dottrina partendo dall’osservazione dei fatti e dall’analisi delle comunicazioni ottenute attraverso i medium.
Chiaro che, se Allan Kardec non avesse completato la sua opera, lo spiritismo sarebbe finito per divenire un gioco, una baracconata, come rischia di divenire ancor oggi, almeno fino a quando anime deboli, frivole e superficiali vi si accosteranno.
Ma quando Allan Kardec poté scoprire che, analogamente a quanto avviene per gli uomini, anche tra gli spiriti esiste una scala di conoscenze e di sapienza, incominciò a selezionare e a studiare più profondamente i messaggi che, per il loro contenuto di alto livello, rivelavano la presenza di un’entità superiore. Le altre comunicazioni, che lasciavano trasparire paura o confusione, errori, un eccessivo attaccamento al mondo materiale, o alle volte anche la burla o la disperazione, furono messe da parte come opera di spiriti negativi.
Grazie quindi a questa prudente decisione di Kardec, il pensiero spiritista comprende unicamente gli insegnamenti dettati dagli spiriti più elevati.
Bibliografia: T. Rilk, Guida allo spiritismo, Giovanni De Vecchi Editore, Milano 1994.