L’incantesimo di Molthar * 1° parte – di DarkSylvia
La lampada sul comodino improvvisamente cadde a terra. Frammenti di vetro sparsi sul vecchio pavimento in ceramica, ormai scheggiato e consumato dal passare del tempo, luccicavano nel buio.
Linda sobbalzò nel letto. Il rumore la spaventò e la distolse immediatamente dal libro che stava leggendo da più di un’ora. Vi si era immersa completamente, come tutte le notti, e più che leggerlo sentiva di viverlo con grande coinvolgimento. Si alzò al buio, evitando accuratamente di calpestare piccoli ed insidiosi pezzi di vetro che parevano osservarla e sfidarla, quindi accese la luce principale della camera da letto. “Che strano!” pensò.”la lampadina è esplosa”. Scese al piano inferiore alla ricerca di una degna sostituta per poter continuare la lettura bruscamente interrotta, ma non aveva idea di dove potesse conservarne una. Forse in un cassetto del mobile in soggiorno. Lo aprì ma, nonostante le numerose cianfrusaglie inutili, non trovò quello che cercava. In quel mentre qualcosa produsse un rumore forte e secco. Si guardò intorno sondando l’intera stanza e notò che un libro era caduto dal ripiano centrale dell’imponente libreria. Si avvicinò e lo raccolse. Lo ripose sul ripiano senza nemmeno curarsi di leggerne il titolo. Tornò quindi alla vana ricerca di una preziosa lampadina, provando a cercare nel cassetto sottostante al precedente. “Eccola lì” esclamò ad alta voce, cosa che faceva abitualmente da quando era bambina. “Vieni da brava che stasera è giunto il momento di renderti utile!” Prima di tornare a leggere passò velocemente dalla cucina. Aveva Sete. Aprì il frigo e sorseggiò lentamente un succo di frutta dal sapore aspro “Accidenti! Non ricordavo fosse così disgustoso”. Forse era semplicemente andato a male. D’altra parte era possibile considerato il suo strano rapporto col cibo. Abitualmente apriva una qualsiasi confezione e la lasciava lì per giorni senza più toccarla. Si diresse verso le scale quando sentì nuovamente un tonfo nel soggiorno. “Chi se ne frega!” pensò intenzionata ad ignorare il tutto e continuare la sua lettura. Poi la curiosità ebbe il sopravvento e decise di andare a controllare. Vide un libro sul pavimento. Non avrebbe potuto giurare che fosse il medesimo di qualche attimo prima, ma a giudicare dal posto rimasto vuoto sul ripiano in effetti avrebbe potuto. “Ok” pensò “fammi vedere chi sei, visto che mi stai facendo innervosire!” “L’incantesimo di Molthar”.La libreria con tutto ciò che conteneva si trovava in quella casa da molto prima che Linda ci si trasferisse. In realtà non aveva mai avuto tempo di redigere un inventario dei libri presenti. In quell’istante, si rese conto di non avere la più pallida idea di cosa contenesse il vecchio ed imponente mobile. “Che razza di roba è questa?” esclamò sempre ad alta voce fissando la copertina del libro. Non lo aprì immediatamente, prima diede una veloce occhiata agli altri volumi presenti sul ripiano incriminato. “Trattato di magia volume I”,”Arti magiche – formule semplici e complesse”. Si chiese chi mai avesse letto certi argomenti non proprio “tradizionali” poi decise di riporre il libro ed ignorarlo, con il fermo proposito di fare piazza pulita il giorno successivo. Certi argomenti non erano per lei. Il libro cadde per l’ennesima volta. Linda irritata lo raccolse e lo aprì d’istinto. “Ciò che è andato può tornare, Ciò che arriva non potrai ignorare, Molthar sa, vede ed ascolta celato nel tempo dall’oscura porta” Linda senza rendersene conto lesse ad alta voce, come era solita fare e scoppiò a ridere per quanto le parve ridicola la filastrocca. Posò il libro e salì al piano superiore. Si immerse nuovamente nella lettura che continuò per circa mezz’ora prima di decidere di spegnere la luce e addormentarsi. Pochi istanti dopo si svegliò dal freddo che la tormentava.Si alzò per prendere un’altra coperta dall’armadio quando sentì alcune voci accompagnate da un suono metallico. Sembrava provenire dal soggiorno. Indossò una vestaglia e scese lentamente le scale. Arrivata a circa metà della rampa rimase sbigottita alla vista di ciò che stava accadendo. Al centro del soggiorno si trovavano tre strane creature. Misteriosi simboli erano stati tracciati sul pavimento vicino ai quali ardevano parecchie candele disposte in cerchio. Le tre creature recitavano proprio quella che a lei,poco prima, era sembrata una semplice e ridicola filastrocca. L’aspetto della stanza cambiava mentre l’incantesimo veniva ripetuto e nel giro di pochi istanti il soggiorno si tramutò in una sorta di caverna dalle sembianze infernali. Linda tentò di aggrapparsi alla poca lucidità rimastale per trovare il modo di fuggire. Pensava e,nel contempo, osservava quegli orrendi esseri dal capo glabro e dagli occhi freddi, spenti, simili a quelli di un rettile. Nessuna luce vitale vi si poteva scorgere. Come automi in preda ad una sorta di delirio collettivo ripetevano incessantemente la formula dell’ampio volume che ora si trovava all’interno del cerchio. D’un tratto dalle sue pagine si propagò una luce abbagliante che illuminò l’intera caverna. I tre esseri cominciarono a recitare con maggior intensità e velocità le parole dell’incantesimo che pareva alimentarsi proprio di queste. Linda osservava l’abominevole scena mentre cercava un appiglio di lucidità… Forse stava sognando… “Voglio svegliarmi… Voglio svegliarmi…”biascicava mentre lacrime le rigavano il volto. Le toccò. Erano così dense… Ebbe la sensazione che i globi oculari si fossero sciolti nelle orbite. Il liquido le appiccicava le dita e si accorse che un taglio le si era aperto sulla fronte. Lo toccò. Sembrava una palpebra. L’occhio si spalancò. La porta era aperta. Un gorgoglio roco uscì dalla bocca di Linda… “Molthar è qua… La trasmigrazione è avvenuta…”. Le tre creature si prostrarono.