LUCIA ARENA, VINCITRICE DEL PROGETTO “UNA RISATA NEL BUIO”
(Intervista raccolta da Giovanni Maria Pedrani)
Come direbbe un noto presentatore: ed ecco a Voi la vincitrice di “una risata nel buio”!
Lucia Arena è arrivata al primo posto in un nostro progetto che aveva come obiettivo quello di scrivere un’opera thriller ma in chiave umoristica.
Le difficoltà erano almeno due: far ridere… e in poche righe! Perché il tutto doveva essere condensato in 8.000 battute (al massimo!).
Siamo andati a intervistarla per scoprire chi si celi dietro la penna che è riuscita a far alzare entrambi gli angoli delle bocche dei nostri inossidabili giurati, per formare un grande sorriso.
1) Da quello che abbiamo capito, la Sua opera nasce da una sorta di laboratorio letterario, ce ne vuole parlare?
Sì, la nostra opera nasce proprio da un laboratorio sezione letteraria che ho fondato nel 2015 in provincia di Reggio Calabria: “My Web Writing”. L’ho ideato come un’organizzazione no-profit per offrire ai ragazzi che cercano alternative culturali un punto di riferimento e un sostegno informatico. La missione non è solo insegnare a scrivere, ma anche coltivare valori come l’empatia, la collaborazione e l’impegno sociale. Il mio obiettivo è trasformare la scrittura in uno strumento di crescita personale e di cambiamento collettivo. “Il caso del gatto scomparso” è il risultato di questo spirito: una storia creata in un ambiente di passione e condivisione.
2) Leggiamo insieme la motivazione della giuria che ha portato “Il caso del gatto scomparso” sul gradino più alto del podio:
“Il caso del gatto scomparso” fa iniziare il nostro libro con uno degli incipit più classici e inflazionati della storia della letteratura. E proprio per questo diventa esso stesso un elemento umoristico.
Una storia si regge su un triangolo in cui tutti i lati devono essere forti, altrimenti crolla tutto: trama, personaggi e stile. E quando si sviluppa un intreccio in tono umoristico talvolta si sceglie uno solo di questi elementi per giocare sullo scherzo. Lucia Arena, l’autrice vincitrice del concorso, riesce a mettere sul piatto anche lo stile come parte integrante, se non protagonista o almeno “scenografia” della vicenda.
Ci si ritrova nella valutazione? Vuol dire qualcosa a Sua discolpa?
È una descrizione perfetta e onesta, “non ho nulla da dichiarare a mia discolpa, mi appello alla clemenza della Corte!” La giuria ha colto esattamente il mio intento: usare uno stile già di per sé umoristico per arricchire la storia. Con questa sfida abbiamo cercato di dimostrare che, anche con un incipit classico, si può creare qualcosa di nuovo e divertente, dove ogni elemento, dalla trama ai personaggi, contribuisce a far ridere il lettore.
3) Nel nostro bando abbiamo esordito dicendo “è più facile far piangere che far ridere”. Da attori che operano nel mondo editoriale, vediamo quanto la gente sia più avvezza a raccontare le proprie disgrazie, piuttosto che scrivere qualcosa che darebbe piacere attraverso la lettura. Ci sovviene quindi il sospetto che la chiave della comicità sia davvero per pochi eletti. Come vive Lei l’umorismo nella Sua vita?
Credo che l’umorismo sia una forma di resilienza, un modo per affrontare le difficoltà della vita con leggerezza e creatività. Non è una dote per pochi, ma un muscolo che si può allenare. Vivere con umorismo significa non prendersi troppo sul serio e trovare la bellezza anche nelle situazioni più assurde. È una filosofia che cerco di trasmettere ai ragazzi del mio laboratorio.
4) Voltaire diceva: “ti scrivo una lettera lunga perché non ho tempo di scriverne una breve”. Questa affermazione è davvero un elogio alla capacità di sintesi. Chi realizza un racconto ed è blindato da confini spaziali, deve già pensare in maniera compressa. Oltre al fatto, magari, di dover comunque limare a posteriori il proprio lavoro, come un cesellatore che sfronda un manufatto dei pezzi in più. Come la vede? Le piacciono intanto le short stories? Le scrive spesso? Ha avuto difficoltà a rispettare i vincoli del bando?
Le short stories mi piacciono moltissimo! Sono una sfida e un allenamento continuo, le uso molto spesso in Laboratorio per stimolare la creatività nei ragazzi, dando loro pochi indizi e limitando i caratteri max utilizzabili.. Come diceva Voltaire, scrivere poco non significa scrivere male, ma scegliere con cura ogni parola. È come essere un cesellatore, togliere il superfluo per far emergere l’essenza. Rispettare le 8.000 battute del bando è stato impegnativo, ma mi ha costretta a concentrarmi sul cuore della narrazione, senza distrazioni.
5) Qualcuno dice che per scrivere un thriller, bisogna avere un’anima maledetta. Per pensare a un intrigo, insomma, bisogna covare dentro di sé la propensione al male. E se poi vuoi disegnare un poliziesco in cui muore qualcuno e ci ridi pure sopra, vuol proprio dire che sei uno schifoso cinico! Insomma, gli autori di gialli sembra davvero che siano delle brutte persone. Lei sente di avere questa natura oscura? Oppure nel caso di questo felicissimo racconto, è stata solo una nuvola nera che ha attraversato la Sua vita?
Non credo che per scrivere un thriller si debba avere un’anima maledetta. La mia “natura oscura” è in realtà un grande bagaglio di esperienze: sono stata un Master di D&D e ho creato Play by Chat a tema horror o fantasy. Questa passione mi permette di esplorare le complessità umane e la “propensione al male” in contesti narrativi strutturati, trasformando la parola in uno strumento di creascita. Inoltre, personalmente, come Pagana, ho un punto di vista esteso e culturalmente ampio che mi permette di esplorare queste tematiche con sensibilità e onestà, senza giudizio. La scrittura diventa un modo per portare luce nel buio e per far emergere nuove prospettive.
6) Avrà visto che abbiamo fatto un’intervista al contrario, perché ci siamo preoccupati più della Sua creatura, che ci è piaciuta molto, anziché partire dall’autrice. Ci racconti un po’ di Lei: che cosa fa nella vita?
Il mio percorso ha due ramificazioni distinte ma connesse. La prima è legata alla mia firma artistica, Euranie Cryzz, che ho l’onore di vedere riconosciuta a livello internazionale nel Panorama International Arts Festival della Writers Capital Foundation. La seconda, che considero la mia vocazione, è il Laboratorio “My Web Writing” e i ragazzi che lo animano. Questo progetto ha due anime: la sezione in presenza, all’interno del Centro Giovanile Padre V. Rempicci (Rc), dove il focus è la socializzazione, l’integrazione e la costante ricerca di crescita emotiva per infondere valori nei nostri giovani; e le sezioni digitali, dove il laboratorio si concentra maggiormente sul settore culturale e sulle sfide letterarie, permettendo di unire la mia passione per la scrittura con il desiderio di aiutare i giovani a trovare la propria voce.
7) Da quello che possiamo intuire dalla Sua prosa, Lei non è alla Sua prima esperienza letteraria. Ci vuol dire se ha pubblicato qualcosa e dove possiamo trovare i Suoi scritti?
Questa non è la mia prima esperienza letteraria. Negli anni, abbiamo pubblicato diverse opere collettive, tra cui raccolte di poesie, racconti e saggi che affrontano temi sociali e ambientali. L’esperienza più recente è l’“Antologia del Vento Errante”, nata dalla collaborazione tra il mio laboratorio e la Federazione Italiana Giovani Scrittori (FIGS) a cui il “My Web Writing” ha aderito dal 2024. È una raccolta di racconti fantasy, un manifesto di riscatto emotivo e sociale, disponibile in Ebook negli Store. Inoltre, dal 2019 al 2024, ho avuto l’onore di collaborare con Annamaria Vezio di Como per le attività della “Casa delle Fiabe”, un progetto in cui la parola scritta diventava uno strumento per sostenere la ricerca e varie associazioni, tra cui ABEO di Verona, AIL sez. A. Neri e AISM sezione di Perugia. Abbiamo anche collaborato in diversi progetti editoriali a sostegno dell’ambiente con il progetto #ILoveNature, lavorando direttamente con la Dama dell’Arcobaleno Promotrice Culturale: Elisa Mascia, membro del Comitato Organizzatore dei Festival Panorama Internazionale Letteratura.
8) Ci sono degli autori che ama particolarmente o addirittura a cui si ispira nella realizzazione delle Sue opere?
I miei scrittori preferiti sono Tolkien, Bram Stoker, Anne Rice, Stephen King e Dan Brown. Mi ispiro a quegli autori che non hanno paura di mescolare i generi e di usare l’ironia per far riflettere. Autori che sanno che dietro una risata si possono nascondere verità profonde e scomode. E poi, naturalmente, a tutti i giovani scrittori del mio laboratorio, che con la loro creatività mi ispirano ogni giorno.
9) Rimanendo nell’ambito dei progetti letterari, ne ha qualcuno in cantiere?
La collaborazione con la FIGS ha aperto molte nuove strade. Attualmente, stiamo lavorando a una nuova edizione “dell’Antologia del Vento Errante”, che si concentrerà sulle nuove voci emergenti. L’obiettivo è creare un passaggio di testimone, un nuovo, entusiasmante inizio per le future generazioni di autori, dimostrando che la magia del “Vento Errante” continua a rinnovarsi e La scrittura è un ponte che può superare ogni distanza! Lavorare a distanza, in sinergia con la direzione di Siena, è stato fondamentale. Ha dimostrato che la passione per la scrittura e la cultura non ha confini geografici. I ragazzi attraverso le sezioni digitali hanno imparato a collaborare non solo tra loro, ma anche con un team esterno, gestendo la comunicazione digitale e comprendendo che la qualità di un progetto risiede nella capacità di unire forze e competenze diverse, anche se lontane. Questo ha trasformato l’Antologia del Vento Errante in un’esperienza di crescita collettiva, un vero ponte che ha unito le regioni attraverso la magia della parola scritta.
10) Che cosa ha significato per i ragazzi questa vittoria, in termini di autostima e progetti futuri?
La vittoria de “Il caso del gatto scomparso” è andata ben oltre il semplice premio. Ha rappresentato un punto di svolta per i ragazzi del Laboratorio “My Web Writing”, rafforzando la loro autostima e la fiducia nelle proprie capacità creative. Hanno compreso che la loro voce ha un valore, che le loro idee possono essere apprezzate e che la scrittura non è solo un atto solitario, ma un ponte che unisce e crea nuove opportunità. Ora, con un entusiasmo rinnovato, sono pronti ad affrontare nuove sfide letterarie, sapendo di avere il talento e gli strumenti per trasformare i loro sogni in realtà. È stata la conferma che la nostra missione di offrire un punto di riferimento culturale e un luogo di crescita, sta dando i suoi frutti più belli.
11) E ora, la classica domanda con la quale si conclude ogni intervista ne “La Soglia Oscura”. Lei è stata mai testimone di un episodio insolito a cui non è riuscita a trovare una spiegazione soddisfacente?
A essere sincera, l’episodio più insolito e inspiegabile a cui abbia mai assistito è stato il successo di “Una risata nel buio”. Non mi sarei mai aspettata di vincere con una storia così atipica. Ma, si sa, la vita stessa è la più meravigliosa delle fiabe, e a volte i finali a sorpresa sono i migliori!
“E così, sulla soglia tra il buio e la luce, la penna continua a scrivere. Un tempo un semplice soffio di vento, le mie storie sono diventate ombre che danzano, pronte a far sorridere il lettore anche quando il terrore si avvicina. Perché in fondo, la risata più profonda è quella che non nasce dalla luce, ma… dall’oscurità!”
Grazie di essere stata con noi sulla Soglia.
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