La Soglia Oscura
Sara Bini,  Interviste

SARA BINI, UN MUSICALE UNIVERSO DI POESIA
(Intervista raccolta da Gabriele Luzzini)

Sara Bini è una poliedrica autrice in grado di passare dalla poesia alla narrativa, dalla saggistica alla musica, rendendo le sue opere una preziosa commistione tra le varie espressioni artistiche.
Tra i suoi scritti: ‘Cristalli’ (Poesia), ‘Ultrafania’ (Poesia), ‘I figli di Lilith: Un tributo a Isolde Kurz e al Divino in ogni donna’ (Saggistica), Rapsodia: il romanzo del silenzio e della magia (Romanzo).
Oggi è con noi sulla Soglia, per parlare delle sue opere e di insolito.

1) Una tua raccolta poetica che raccoglie circa vent’anni di produzione si intitola ‘Ultrafania’, letteralmente ‘Luce dall’Oltre’ ed evoca inevitabilmente fenomeni medianici. Nella lettura si evidenzia un sentiero ben definito, con punti-cardine che si ripresentano. Ce ne vuoi parlare?
Certamente. Come hai già ben messo in evidenza, il titolo stesso della silloge rimanda alla dimensione rivelativa che è intrinseca al mio fare poesia. Quest’arte, a mio avviso, rappresenta la comunicazione con l’aspetto più elevato e nobile di noi stessi. Si tratta davvero di una Voce e di una Luce dall’Oltre, di una manifestazione spirituale, se con questo termine intendiamo ciò che trascende la mente ordinaria con le sue categorie e le sue strutture percettive. Anche Franco Loi considerava la poesia ‘cibo spirituale’, e non è un caso che la nostra parte più divina tenda ad esprimersi in versi, come dimostrano gli inni, i cantici o gli scritti in prosa poetica dei grandi mistici di ogni tempo e luogo.

2) “Ultrafania” è suddivisa in quattro capitoli in cui esplori temi legati agli elementi primari come acqua, terra, fuoco e aria, peraltro elementi alchemici per eccellenza. Come si snoda questo percorso?
Immaginiamo la Fonte di ogni Vita che emana un raggio, composto di miriadi di scintille , destinato a fare esperienza nell’universo in tutte le sue dimensioni. Inizia l’arco involutivo: il Figliol Prodigo lascia la casa del Padre. Immaginiamo ancora questa pura luce, simile alla sua Sorgente, che incontra gli elementi, permeando il creato di un principio di coscienza. La prima sezione di ‘Ultrafania’ canta dunque il principio creativo che s’immerge nelle componenti della materia: terra, acqua, aria e fuoco. In seguito, tale luce si individualizza e assume la forma di “Figurazioni”, nella seconda sezione del libro, dedicata a figure archetipiche, letterarie o mitologiche come il Vecchio Marinaio, l’Ondina, la Bianca Danzatrice. Sperimentato il mondo, sorge quindi il desiderio del Ritorno alla Fonte: è il viaggio iniziatico della coscienza, che ho illustrato nel terzo capitolo “Attraversare”. La silloge si conclude con il poemetto corale e polifonico “Con-Passione”, ricco di citazioni implicite ed esplicite, poiché rappresenta l’umanità intera in cerca di liberazione e redenzione.

3) Il concetto di ‘Luce’, da intendersi non solo come parte dello spettro elettromagnetico visibile all’occhio umano ma come un Luogo dell’Anima e opportunità di Metamorfosi ricorre anche nella tua raccolta d ‘Cristalli’. Sempre in ‘Cristalli’ usi come forma creativa anche gli Haiku e i Tanka della tradizione giapponese caratterizzando concetti di estrema profondità con una sintesi perfetta. Quale impulso ti ha condotto con innegabile efficacia a tale modalità poetica?
Premetto che il mio avvicinamento alla scrittura di haiku e tanka, e alla cultura giapponese, non è stato strettamente filologico né ortodosso, bensì filtrato dalla mia formazione occidentale. In alcuni casi, infatti, unisco contenuti della nostra tradizione con la forma lirica dei componimenti brevi giapponesi. Della poetica e del sentimento estetico giapponese condivido soprattutto il concetto di non-detto, sottratto e ‘suggerito’, espresso in modo obliquo attraverso la concretezza dell’immagine.
Sono arrivata alla lirica giapponese grazie alla poesia imagista, quindi attraverso le opere e le riflessioni di Ezra Pound, James Joyce, Hilda Doolittle. Il retropensiero alla base della mia produzione è la visione della poesia come linguaggio del mistero, inesauribile e quindi inesorabilmente incompiuto, condensato, distillato. Coltivo e pratico anche l’idea che il fruitore, in questo caso il lettore, partecipi attivamente all’esperienza estetica facendo affiorare in lui immagini, atmosfere o stati d’animo che completano le suggestioni del poeta.

4) ’I figli di Lilith: Un tributo a Isolde Kurz e al Divino in ogni donna’ è un omaggio dichiarato all’autrice tedesca Isolde Kurtz in cui hai tradotto e analizzato con cura e passione tale Opera e risulta evidente l’eterno femminino (das EwigWeibliche) indicato da Goethe nel Faust inteso come femminilità nella sua essenza immutabile. Come hai incontrato da un punto di vista letterario Isolde Kurtz e quali punti ritieni di avere in comune con la sua filosofia e visione della figura della Donna?
Come ho scritto nel mio blog, Isolde è stata prematuramente messa nel cassetto dalla critica letteraria tedesca perché “troppo moderata per la critica femminista, troppo spirituale per una civiltà materialista e troppo ‘classica’ per un secolo di avanguardie.” Di lei condivido il ‘femminismo spirituale’, ossia la visione della donna come qualificata per le prove e i conseguimenti del sentiero iniziatico esattamente quanto l’uomo. Anzi, nel poemetto che ho tradotto, proprio tale figura femminile può essere l’educatrice e l’‘iniziatrice’ dell’uomo alla verità su stesso e sul percorso evolutivo.

5) Le tue canzoni, anche le più ironiche, offrono una grande introspezione e una ricerca accurata dei termini in cui traspare l’universo poetico che ti caratterizza. Quale percorso segui quando le realizzi?
C’è stato un lungo periodo della mia produzione in cui la prosa si faceva carico della mia parte ironica, un po’ cinica e divertita, mentre la poesia dava espressione al mio pathos, con uno stile emozionale, seppur preciso e accurato. Questa biforcazione ha trovato la sua sintesi spontanea nel romanzo ‘Rapsodia’. Da allora, è stata la canzone a interpretare, in gran parte, la mia vena disincantata e dissacrante. La genesi di un brano, per me, può scaturire da una successione accordale o da una melodia improvvisa che, talvolta, appare nella mia mente già corredata da un abbozzo di testo.

6) Che consiglio daresti a un aspirante poeta?
“Poeticizza la tua vita” è il suggerimento che darei a chi si avvicina a questa forma d’arte. Una vita trasfigurata dallo sguardo poetico, per quanto dolorosa, marginale e poco gloriosa, non è mai sprecata e può produrre comunque grande bellezza.

7) Nel tuo ‘Rapsodia: il romanzo del silenzio e della magia’ il confine tra materiale e immateriale è molto sottile, quasi fosse una semplice questione di vibrazioni su cui si basa la musica stessa. Anche il coinvolgimento di chi legge risulta un elemento portante dello stile narrativo espresso in cui riesci sorprendentemente ad amalgamare mezzi d’espressione differenti. Ci vuoi raccontare come lo hai sviluppato e quanto sia fondamentale nel tuo romanzo la complicità tra Autrice e Lettore?
Come accennavo nella mia risposta riguardo le forme poetiche giapponesi, io credo ci sia un legame elettivo tra l’autore e il lettore. Non tutti i libri, né tantomeno tutte le poesie sono alla portata di tutti e non è un caso quando ci capita una certa opera tra le mani. Nella mia esperienza ciò implica che, in quel lavoro, c’è un messaggio per me da decifrare. Magari non ha niente a che vedere con le intenzioni originarie dell’autore: tuttavia è proprio questo che apre il testo a una dimensione potenzialmente infinita.

8) Virgilio nell’Eneide scrive ‘Experto credite (credete a chi ha fatto esperienza). Quanto è importante nel tuo sviluppo creativo l’esperienza e quanto l’immaginazione?
Entrambe le componenti sono state essenziali, anche se ho fatto spesso più affidamento sul mio aspetto immaginativo. Il mio istinto creativo nasce infatti dall’insofferenza per le limitazioni di questa dimensione materiale e, più in specifico, per quelle della mia esistenza contingente. Grazie a Dio siamo sempre più grandi dei nostri limiti e della possibilità di esperienza che la sorte ci propone; l’immaginazione, appunto, ci aiuta ad esplorare altri mondi e altre vite possibili.

9) Puoi dare qualche anticipazione dei tuoi futuri progetti?
Ho una nuova silloge quasi pronta e sto approfondendo l’idea dell’esperienza poetica come via operativa di auto-conoscenza. Probabilmente avrai già intravisto la mia pagina Facebook e Instagram “La Via della Poesia”.

10) E ora l’ultima domanda… Sei mai stata protagonista o testimone di un evento di natura paranormale?
Il poemetto Con-Passione, che chiude la silloge ‘Ultrafania”, rappresenta un caso di tale fenomeno ultrafanico. Era un’opera già completa nell’etere, che aspettava solo il canale idoneo a precipitarla in forma materica. Tuttavia non ho vissuto tale esperienza come un qualcosa di esterno alla mia mente, anzi, ho avvertito che il mio Sé spirituale si stava avvalendo di tutti gli strumenti culturali, cognitivi ed affettivi della mia psiche per venire alla luce. Io potevo sedermi e scrivere versi già quasi pronti, eppure inconfondibilmente miei. Il tutto si è svolto nel giro di venti giorni, perfettamente sotto il mio controllo cosciente.

Grazie per essere stata con noi sulla Soglia.

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