La Soglia Oscura
Agnese Valle,  Interviste

AGNESE VALLE, TRA NOTE ED EMOZIONI
(Intervista raccolta da Gabriele Luzzini)

Agnese Valle è una poliedrica artista italiana: cantautrice, interprete, clarinettista e vocal coach. Tra i suoi album: ’Anche oggi piove forte”, “Allenamento al Buonumore”, “Ristrutturazioni” e l’ultimo “I miei uomini” che è diventato un sorprendente spettacolo teatrale. La sua musica è una straordinaria alchimia di generi, che spazia dal cantautorato al pop.
Agnese è qui con noi per parlare dei suoi album, dello spettacolo teatrale e di mistero.
Benvenuta sulla Soglia e grazie per essere qui.

1) Nel tuo ultimo album “I miei uomini” reinterpreti brani di altri cantautori rendendoli molto personali e proponendoli da un’altra prospettiva, anche attualizzando il titolo. A parte l’unico brano inedito e cioè “La Fioraia” (di cui parleremo più avanti), come hai scelto i brani da inserire?
Innanzi tutto ho chiamato in causa autori che hanno costituito per me un punto di riferimento e un modello sia da ascoltatrice che da cantautrice. Poi ho scelto i brani, tirandone fuori uno ad uno dai vastissimi repertori di questi artisti e riordinandoli secondo un criterio che facesse di questo accostamento di materiale vario un vero e proprio concept album. L’idea era quella di tracciare un percorso d’ascolto che indagasse e raccontasse il sentimento amoroso in tutte le sue accezioni volendo dimostrare quanto l’amore, in qualunque sua forma, sia d’ispirazione alla produzione artistica. Ho scelto così Autogrill di Guccini come emblema del colpo di fulmine e l’amore immaginato, La Valigia dell’attore di De Gregori come ritratto della passione per la vita di palco; ho poi chiamato in causa Appino, tra i più contemporanei de “I Miei Uomini” per raccontare l’attaccamento alla vita con una canzone come Il testamento, che in realtà parla di morte trattando poeticamente il suicidio di Mario Monicelli. Il criterio è stato questo per tutti i brani che infatti, ad accompagnare il loro titolo originale, recano una sorta di “capitolo” che li posiziona in questo percorso.

2) Quanto è stato difficile adattare vocalmente canzoni di autori maschili, anche di nota complessità?
Non è stato semplice, senza dubbio e, se devo essere sincera, ci sono stati anche tentativi che non hanno portato a dei risultati soddisfacenti e che quindi sono stati poi scartati. Nel traslare di genere un brano si evita sicuramente “l’effetto paragone” con l’originale, come avviene per esempio in riproposizioni dal femminile al femminile. Tuttavia l’ampia libertà d’azione deve rispondere secondo me ad un fattore prioritario: la credibilità. La narrazione deve essere calzante, e per questo è importante aver scelto bene i brani da interpretare e la tonalità in cui saranno eseguiti, che ne determina fin dall’inizio l’ambientazione sonora e il colore; l’evoluzione melodica del brano deve in qualche modo sposarsi bene con lo strumento femminile, tendenzialmente più agile, più portato all’intonazione melodica che non ad un simil parlato.

3) L’album ha dato luogo a spettacoli teatrali emozionanti e suggestivi. A Milano aspettiamo il tuo ritorno… Che sensazioni provi prima di salire sul palco?
Ti rispondo così, con le parole che aprono lo spettacolo:
“A proposito di salto nel buio, Ornella Vanoni racconta che nel periodo in cui era in tournée teatrale con Giorgio Streheler, più o meno all’altezza delle sue canzoni della mala, tutte le sere, poco prima del “chi è di scena” si chiudeva nel camerino e pregava Iddio che il teatro crollasse in quel singolo istante. Ed io non stento a crederlo perché i primi passi fuori dalla quinta laterale, sono a tutti gli effetti un vero e proprio “Salto nel buio”.

4) Il brano “La Fioraia” è l’unico inedito dell’album “I miei uomini”. Si conclude con: “Esiliata anima errante, vedremo ritornare il tempo/Stanco almeno quanto me di camminare tanto”. Qual è il tuo rapporto col Tempo?
Il mio rapporto con il tempo è variabile, sereno variabile direi.
La mia vita fa del tempo un alleato spesso e un nemico alle volte. Lo studio ha disciplinato questo rapporto e mi ha insegnato quanto esista un tempo necessario, dall’esperienza ho imparato che esiste un tempo giusto.
D’altra parte la nostra società ci richiede velocità, produttività, la mia città mi richiede reattività e spesso mangia il mio tempo e a volte questa gestione rispettosa dell’equilibrio delle cose viene violata.

5) Una caratteristica fondamentale delle tue canzoni, oltre alla tua voce, è un ‘tappeto musicale’ molto denso e prezioso. Come si sviluppano le tue fasi creative che realizzano il brano definitivo?
Non c’è una vera e propria routine nel mio approccio alla composizione. Ci sono brani che nascono come pagine di appunti testuali, altri partono invece da un motivetto ostinato che non riesco a togliermi dalla testa sul quale inizio ad appoggiare delle sillabe melodiche. Altre volte arriva uno slogan, forse l’incipit più sintetico ed efficace. Il pianoforte è solitamente il luogo da cui parto se l’innesco creativo è melodico o al quale approdo nel caso in cui sia testuale.
Dopo aver chiuso la canzone, e anche questo è un tempo variabile che può coprire una giornata come mesi, si passa al gioco dell’arrangiamento, che è pieno di tentativi, di passi avanti e passi indietro ma è comunque un gioco a cuor leggero, perché il grosso è fatto. La canzone a quel punto c’è.

6) Leonard Bernstein in “La domanda senza risposta” sostiene che “La musica può nominare l’innominabile e comunicare l’inconoscibile”. Pensi che possa davvero essere così?
Sì, credo sia assolutamente vero e aggiungo che spesso questo avvenga a dispetto del suo compositore perché alla fine la musica prende una sua strada e comunica arbitrariamente ciò che neanche chi la scrive ha premeditato.

7) Nei tuoi album precedenti ci sono spunti incredibili e sempre attuali, con una profondità che si scopre ascolto dopo ascolto. Se dovessi scegliere un brano per ciascun album, quale sarebbe e perché?
Molto complesso scegliere un solo brano da ogni album, anche perché le tracce presenti e che si sono guadagnate un posto nel disco sono già frutto di scremature.
Comunque sia, proviamoci:
Da “Anche oggi piove forte…” scelgo “Disposto a tutto”, brano a tema sociale e con uno spunto rock in un album che tendenzialmente è invece dalle sonorità più jazz/ manouche. Forse il brano più scuro dell’album che tuttavia fornisce una fotografia di un presente complesso ma allo stesso tempo è un attestato di resilienza.
Da “Allenamento al buonumore” voglio prendere la title track perché il ritornello è un monito che ogni tanto mi ripeto anch’io “Si può vivere meglio di così//perché non serve del talento ma allenamento al buonumore”.
La necessità di ristabilire delle priorità e senza interferenze saper ripristinare un giorno di sole.
Da “Ristrutturazioni” prendo “La Terra Sbatte”, brano nato dall’esperienza di un concerto nell’area TendaMensa ad Amatrice poco dopo il terremoto che ripercorre l’ultimo anno di terrore tra la strage del Bataclan (Novembre 2015), l’attacco a Nizza (Luglio 2016) e il terremoto di Amatrice (Agosto ’16) in un canto collettivo condiviso con la Piccola Orchestra di Tor Pignattara (POTP), orchestra di giovani musicisti immigrati di seconda generazione.

8) Quali Autori del passato o contemporanei, non necessariamente musicisti, hanno idealmente contribuito al tuo sviluppo creativo?
E’ una domanda difficile e sicuramente mi dimenticherò di citare qualcuno.
Sicuramente The Beatles.
David Bowie, Janis Joplin, Tracy Chapman, Eric Clapton, Nina Simone.
Radiohead.
I Miei Uomini senza dubbio, De Andrè, Gaber, Graziani e Fossati che compaiono nello spettacolo ma non nell’album, Jannacci.
Calvino, Gabriel Garcia Marquez, Magritte.

9) Sei diplomata in clarinetto al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Quanto credi che la formazione classica abbia influito sul tuo modo di fare musica?
E’ una domanda che mi faccio spesso, cosa avrei scritto se avessi fatto percorsi diversi? Sicuramente la formazione classica mi ha resa consapevole, mi ha dato l’accesso a dei codici formali e quel senso di sicurezza e legittimazione che solitamente lo studio ti dà. Tuttavia è grazie alla mia formazione mista fatta di musica popolare con la Banda di Testaccio, Giovanna Marini e il coro di Inni e Canti di Lotta, la mia passione per la canzone d’autore, per il musical, per il rock, per il teatro, che sono riuscita a liberarmi dal rigore, dalla costrizione del linguaggio classico ed ho imparato a seguire l’intuizione e a cimentarmi in esperienze musicali e artistiche altre che non dovevano per forza considerare un diploma ho 10 anni in accademia.

10) Infine, sei mai stata protagonista o testimone di un evento insolito al quale non sei riuscita a dare una spiegazione?
Al momento non mi viene in mente un evento insolito specifico, almeno che mi veda protagonista.
Come testimone di eventi senza senso temo basti sfogliare un quotidiano, osservare lo stato delle cose, l’assetto geopolitico internazionale.

Grazie per essere stata con noi sulla Soglia.