
BIANCANEVE
(La versione originale delle fiabe)
di Alessandro Troisi
Invidia, omicidi, cannibalismo e atroci vendette: non parliamo dell’ultimo horror di Robert Eggers, ma della versione originale di Biancaneve.
La fiaba raccontata dai Grimm si presenta da subito diversa da come la conosciamo: la perfida regina non è infatti la matrigna di Biancaneve, ma la sua madre biologica. Nonostante sia universalmente considerata una donna bellissima, alla fatidica domanda rivolta allo specchio magico riceve sempre la stessa risposta: Biancaneve è la più bella del reame. Più il tempo passa, più cresce la gelosia e l’odio per la giovane figlia, finché la regina decide di incaricare un cacciatore di portare la ragazza nel bosco e ucciderla. Ma non le basta saperla morta: chiede esplicitamente al cacciatore di strapparle i polmoni e il fegato e di portarglieli, così che possa cucinarli e mangiarli, conditi con sale e pepe. Insomma, una versione al femminile di Hannibal Lecter.
Biancaneve, ignara di tutto, si lascia condurre nel bosco, ma quando il cacciatore le svela la verità, di fronte alle lacrime e alla disperazione della giovinetta non riesce a portare a termine il compito e la lascia scappare. Al castello riporta i polmoni e il fegato di un cervo, che la regina mangia con avidità, credendoli gli organi di Biancaneve.
Accolta dai sette nani, la giovane vive nascosta nella loro capanna, almeno fino a quando la regina non si accorge del raggiro: furiosa, decide di eliminare ragazza con le sue mani. Si traveste quindi da vecchia mendicante e riesce finalmente a ucciderla, facendole mangiare una mela avvelenata.
Il corpo di Biancaneve viene posto dai nani in una bara di cristallo. Tempo dopo, un principe si imbatte nello strano sepolcro e, colpito dalla bellezza della giovane, la bacia riportandola in vita. Biancaneve può così convolare a nozze col principe e vivere una vita tranquilla e lontana dai pericoli.
Lieto fine? Non esattamente. Biancaneve fa invitare al suo matrimonio anche la perfida regina, senza però rivelarle la sua identità. Quando la regina la riconosce è ormai troppo tardi: Biancaneve la costringe a indossare delle scarpe di ferro arroventate e a ballare davanti a lei fino a farla morire di sfinimento.
Nell’architettare questa tremenda vendetta, Biancaneve mostra di aver ereditato dalla madre una vena di sadismo e di crudeltà; un ritratto molto diverso dalla ragazzina dolce e innocente che parla con gli animali che abbiamo conosciuto grazie al film Disney.