La Soglia Oscura
Monografie

IL SOGNO COME ARMA MORTALE (2° parte):
Freddy Krueger, Il Dream Killer E Le Origini Oscure Di Un’icona Horror
di Alessandro Schümperlin

3. La storia delle morti dei soldati e la connessione con il mito del “Dream Killer”
Durante la guerra di Corea (1950-1953), si registrarono vari casi di soldati che morirono in circostanze inspiegabili, spesso collegati a eventi psichici o sogni perturbanti. La documentazione ufficiale, anche se limitata e talvolta classificata, alimentò leggende e interpretazioni sovrannaturali.

Uno dei rapporti più noti, ma non del tutto confermato, sarebbe quello del Capitano Charles H. Lee, ufficiale medico dell’esercito statunitense, che nel 1952 descrisse un episodio di un soldato che, dopo aver avuto un incubo molto realistico su figure spettrali, si sentì improvvisamente male e morì pochi minuti dopo. Altri racconti indicano che alcuni soldati manifestavano attacchi di panico, paralisi del sonno e comportamenti inquietanti prima di decessi improvvisi. Questi eventi venivano spesso definiti come “morti da paura”, ossia crisi di panico estreme che causavano collassi cardiaci o altri problemi fisici.

Le autorità militari, dell’epoca, raramente riuscivano a offrire spiegazioni definitive, lasciando spazio a interpretazioni sia scientifiche che sovrannaturali. Nei rapporti ufficiali si parla di “sinceri attacchi di ansia” o “morti psicosomatiche”, ma nel folklore di guerra si svilupparono racconti di spiriti vendicativi e “entità del sogno” che si aggiravano tra le trincee e i campi di battaglia, pronti a colpire nel regno onirico.

Sebbene manchino prove scientifiche definitive, alcuni episodi sono diventati leggenda e si sono tramandati oralmente. Uno dei più conosciuti riguarda un soldato che, soggetto a sogni ripetitivi di figure infuocate e ombre minacciose, morì di infarto durante il sonno. Alla morte, aveva riferito di aver visto una presenza oscura che gli sussurrava minacce; molti credono si trattasse di un incontro con uno “spirito vendicativo” nel regno dei sogni, in cerca di punizione o di vendetta.
Altri racconti narrano di sogni di battaglie sanguinose, di figure con occhi rossi o ali di pipistrello, spesso associate a paure ancestrali di morte e punizione eterna. Queste storie si intrecciano con credenze popolari secondo le quali i sogni sono portatori di avvertimenti o maledizioni, e diventano così simboli di un male invisibile e onnipresente.

Questi racconti non sono semplici miti di guerra, ma riflettono un bisogno collettivo di dare senso a eventi inspiegabili. La presenza di “spiriti del sogno” o di “entità vendicative” simboleggia l’idea di un male invisibile, che si aggira tra i vivi per punirli o mettere alla prova la loro sanità mentale. La credenza in queste entità alimenta paure ancestrali e la percezione che il sonno, oltre a essere un momento di riposo, possa essere anche un territorio di minaccia e di punizione.
Nel corso degli anni, queste storie si sono evolute in un vero e proprio sottogenere di narrativa horror e folk horror.
La figura del “Dream Killer” si è fatta simbolo delle paure irrazionali e irrisolte, di traumi collettivi e della vulnerabilità umana di fronte a forze invisibili che minacciano nel sogno. La loro presenza alimenta l’immaginario collettivo, contribuendo a rappresentare il sogno come uno spazio di angoscia e di conflitto con l’ignoto.
Alcune di queste storie le potete trovare in: Dreams, Visions, and Nightmares in War, War Neuroses and Shell Shock e The Korean War: An Oral History.

Resta il fatto che non siamo di fronte a dati scientifici, e molte volte sono, specie nell’ultimo testo proposto, una serie di racconti e di conseguenza l’effetto Mandela e l’effetto Valanga sono dietro l’angolo.

4. Racconti popolari e folklore: il mito del “Dream Killer” nelle leggende e nelle culture
Nel vasto panorama delle narrazioni popolari, l’idea di un “Dream Killer” si è radicata come un tema ricorrente nelle leggende urbane e nei racconti di paura tramandati oralmente. Questi miti spesso ruotano attorno a figure oscure che si manifestano nei sogni delle persone, portando sventura, malattie o morti improvvise.
Spesso, nelle narrazioni di questi racconti, l’entità appare come un’ombra invisibile o come una figura deformata con occhi infuocati o grotteschi, capace di insinuarsi nel subconscio quando meno ce l’aspettano. La leggenda più diffusa riguarda sogni in cui si vede un volto minaccioso o una figura inquietante, che poi si traduce in un malore o in un incidente al risveglio.
Questi racconti sono spesso accompagnati da rituali di protezione, esorcismi casalinghi o pratiche scaramantiche come bruciare erbe aromatiche, ripetere preghiere o nascondere oggetti simbolici. La convinzione che i sogni possano essere portatori di male ha contribuito a diffondere l’idea che siano anche premonizioni o segnali di pericolo imminente.
Alcuni esempi delle leggende sul Dream killer in altre culture:

Cultura cinese e giapponese
Tradizionalmente, si crede che nel limbo tra sogno e veglia si aggirino gli spiriti malevoli (妖怪, yōkai in giapponese). Questi “mostri del sonno” sono ritenuti capaci di causare incubi mortali, malattie psicosomatiche o alterazioni dell’equilibrio mentale. Nei racconti popolari, si narra che disturbare questi spiriti o non rispettare certi tabù può portare ad incontri fatali in sogno.

Cultura africana e indigena americana
In molte tradizioni, si parla di “spiriti del sogno” o “visioni inquietanti” che portano sventura, e che devono essere affrontati con rituali specifici e riti di protezione. I sogni di questi popoli sono visti come messaggeri di avvertimenti, in cui si manifestano minacce imminenti o situazioni irrisolte nella vita reale.

Tradizione abramitica
In alcune interpretazioni religiose, si parla di “demoni” o “spiriti maligni” che cercano di infiltrarsi nel sonno per portare follia, malattie o morte. In periodi di crisi o malattia, si crede che certi soggetti siano bersaglio di queste forze oscure, che si manifestano nei sogni come entità vendicative o agenti di distruzione.

In molte di queste leggende, i “Dream Killer” sono visti come spiriti vendicativi che si prendono “revanche” per aver disturbato il loro spazio o trasgredito alcuni tabù. Sono spesso rappresentati come figure che si nascondono nelle ombre, con occhi insanguinati, o come ombre che si materializzano solo nei sogni più angoscianti e oscuri.

Questi racconti servono anche come strumenti di socializzazione, insegnando ai più giovani il rispetto per i riti e le norme di comportamento, e sottolineando l’importanza di pratiche di protezione per evitare di attirare le minacce oscure.
A livello collettivo, queste storie rappresentano la paura di perdere il controllo durante lo stato di vulnerabilità del sonno e il timore di essere vittime di forze misteriose e incompresi. Raccontare e condividere queste leggende aiuta a confrontarsi con l’ignoto, a comprendere le paure irrazionali e a cercare spiegazioni simboliche per eventi apparentemente inspiegabili, rafforzando così il senso di comunità e di difesa collettiva contro il male invisibile.