
IL FENOMENO DELLA PRE-MORTE
di Antonella Astori
Omero e Virgilio affermavano che l’anima è un soffio che abbandona il corpo nel momento della morte e ha una consistenza di un’ombra, capace di non tornare, ma di sopravvivere all’Ade, al regno dei morti. Il fuoco segna il distacco definitivo tra morti e vivi; spente le fiamme, come dice Patroclo, nessun morto potrà più tornare sulla terra.
Sono sicura che ognuno di noi, davanti alla parola morte, ci siamo sempre chiesti: “E dopo? Cosa c’è?”… Nessuno è mai tornato per dircelo, se non persone che hanno intrapreso un piccolo viaggio (chiamiamolo così) durante un coma o durante un’operazione… la famosa luce nel tunnel sarà vera? Io sui casi comunque di premorte non metto nessuna sentenza, in quanto io credo. Kenneth Ring affermava che ci sono ben cinque esperienze per ogni persona: un senso di pace, una separazione dal proprio corpo, un’entrata nell’oscurità, una visione di una luce e per finire l’ingresso nella luce stessa.
La scienza ha individuato l’attività cerebrale risultata responsabile di queste esperienze di pre-morte, dopo che il cuore ha cessato di battere. Però attenzione c’è sempre la parola “potrebbe” di mezzo, quindi lasciamo libero spazio a ciò che meglio vogliamo credere perché ci hanno portato via molte cose, ma la consapevolezza di poter ragionare con la propria testa questa l’abbiamo ancora. Anche perché il confine tra la vita e la morte è complessa e piena di misteriose sfumature.
Non voglio raccontarvi di fatti già avvenuti, delle varie testimonianze. (se volete cercatevi la storia di Carl Gustav Jung, di Alexander Eben e di Franco Romani).
Voglio invece consigliarvi un film che io avevo visto da adolescente e che da sempre porto nel cuore, perché è comunque molto forte il suo significato. La pellicola in questione è “Linea Mortale”, ma attenzione, io parlo di quella originale, la prima, ovvero del 1990 diretto da Joel Schumacher, che mette in evidenza la storia di un gruppo di amici che studia medicina e che sperimentano proprio su loro stessi la morte, indotta chimicamente con lo scopo di poter provare così un’esistenza di un’aldilà.
Eh si, forte come tema, vero? Il primo a volerlo fare è Nelson, il quale poi cercherà di convincere gli altri suoi amici; dopo aver provocato la morte tramite dosi pesanti di medicinali, l’idea era quella di rianimare dopo un certo periodo di tempo. Ma dopo aver provato più volte, ahimè, si trovano a dover fare i conti con assurde presenze che sembrano non abbandonarli più e hanno come l’intenzione di voler punirli per cose successe in passato.
Mentre si guarda questo film si può pensare che non approfondisce in maniera sufficiente, privilegiando solo la suspance e ciò che riguarda lo spettacolo televisivo. C’è chi lo può denigrare e definirlo inaccettabile moralmente, ma andiamo ad approfondire noi quel significato tosto, vediamo cosa davvero se ne può ricavare. Durante la loro morte i quattro personaggi vedono in realtà quello che è stato il loro passato e riconoscono che in qualche modo devono affrontarlo.
Questo film è sicuramente un classico capace di creare suggestioni inedite e di aprire nuovi spunti di riflessione su un argomento alquanto delicato e al tempo stesso misterioso.
Se questo è il loro vero aldilà certo non lo sapranno mai, ma chi può dire cosa ci aspetta? Di certo io non vorrei fare da cavia, preferisco avere una mia idea e portarla avanti seppur con la fantasia, portando con me quesiti etici e morali perché questi esperimenti a mio avviso finiscono per aprire porte difficili poi da chiudere e potrebbe punire chi osa sconfinarvi.
C’è da dire che qualcuno nella vita reale ha tentato, in uno studio di Londra, all’Imperial College, di assumere dimetiltriptammina, (DMT) ovvero un potente allucinogeno, sperimentando così un macabro brivido, raccontando poi l’esperienza vissuta. Ne parlano come una sensazione di pace interiore e una paradisiaca camminata verso un’altra dimensione, altri vedevano questo famoso tunnel e, una volta attraversato, trovarsi un luogo dove tempo e spazio non esistevano più. La DMT è comunque una sostanza che è presente nel nostro fluido cerebrospinale ed è possibile che in prossimità della morte l’organismo ne possa produrre quantità maggiori con lo scopo di proteggerci da eventuali shock verso ciò che sta per succedere, innescando queste allucinazioni.
Che dire? Il confine tra ultraterreno e terreno resta inesplorato e continua a destare curiosità in ognuno di noi. E sicuramente “Linea mortale” vi porterà a farvi ulteriori viaggi con la mente, ognuno di voi darà il suo personale parere riguardo a questo delicato tema.