La Soglia Oscura
Parapsicologia,  Misteri

LA TORRE DELL’ANGELO
di Gabriele Luzzini

La splendida piazza Cavour nel cuore del centro storico di Vercelli è caratterizzata da una serie di portici che la delimitano e le garantiscono un‘architettura ricercata.
Alle sue spalle, esterna al perimetro, la Torre dell’Angelo svetta maestosa, silente custode di leggende ed eventi insoliti che si tramandano da generazioni sotto la sua ombra rassicurante.
Le prime testimonianze riguardanti la struttura risalgono al XIII secolo anche se a quel tempo la città di Vercelli, attraversando un periodo di grande prosperità, era caratterizzata da numerose torri.
Del resto, erano un inequivocabile segno di prestigio e potere di cui si fregiavano le Famiglie nobili. Inesorabilmente, nel corso dei secoli, molte torri sono state dismesse, abbattute e infatti, delle oltre cinquanta sorte nel periodo medioevale, ne sono rimaste soltanto cinque, ancora visibili e riconoscibili.

L’uso originario della Torre dell’Angelo non è mai stato chiarito, anche se si ipotizza avesse un utilizzo di avvistamento o di comunicazione con gli altri edifici cittadini sopraelevati.
Alta circa 24 metri e sviluppata su quattro piani, è realizzata in mattoni rossi, come previsto dall’antica tradizione edilizia piemontese anche se l’aspetto slanciato riconduce all’architettura romanica lombarda. Sulla sommità, una statua che raffigura un angelo veglia la città.

Un elemento architettonico così distintivo e radicato nella storia di Vercelli non poteva che essere un catalizzatore di leggende dell’Immaginario collettivo.
Innanzitutto, la statua dell’angelo è protagonista di diversi racconti sussurrati nel corso dei secoli. Nelle notti di tempesta, molti sostenevano che si animasse per respingere gli spiriti maligni e le calamità naturali. Addirittura, nel corso delle grandi alluvioni alcuni sostennero di averla vista librarsi sopra i tetti, respingendo con la spada la violenza delle onde per proteggere i vercellesi.
Un’altra leggenda narra di un uomo che salì sulla torre per ammirare il panorama della città. Sporgendosi troppo, perse l’equilibrio e precipitò nel vuoto. Durante la caduta, invocò la Vergine Maria, alla quale era molto devoto. In quel momento apparve un angelo che lo afferrò e lo portò sano e salvo a terra. In segno di devozione, l’uomo fece costruire la statua.
Tra le varianti, una parla di un uomo disperato che si gettò volontariamente dalla torre per porre fine alla sua miserabile vita. Pentitosi, durante la caduta iniziò a pregare intensamente e fu salvato da un angelo mentre un’altra, decisamente più simbolica, narra che fu la torre stessa a essere salvata da un essere celeste, quando stava per crollare a causa di un’instabilità strutturale.
Un racconto popolare riferisce la vicenda di un mercante scampato a una banda di predoni, grazie a una misteriosa luce che lo guidò in salvo proprio ai piedi della torre. Come voto di gratitudine, fece scolpire l’angelo che la contraddistingue.
Nel dialetto locale, l’espressione “andare sotto l’ala dell’angelo” è ancora oggi sinonimo di cercare rifugio o protezione nei momenti difficili.
Oltre a queste narrazioni di chiaro stampo religioso, in cui si riverbera il concetto di Fede come Speranza che porta a una soluzione, ci sono altre cronache più oscure.
Si mormora, infatti, che nelle notti di luna piena si aggiri tra i piani della torre una presenza spettrale femminile, vestita di bianco e col volto nascosto da un velo. La descrizione è particolarmente aderente a quella della ‘Dama Bianca’, una tipologia di fantasma piuttosto diffusa e riscontrabile in diversi altri contesti.

Ritengo necessaria una rapida digressione sulla ‘Dama Bianca’…
Lo spettro è generalmente descritto come lo spirito di una donna morta in circostanze tragiche o dolorose. Talvolta, specie nella tradizione germanica, la sua apparizione è spesso considerata un presagio di eventi nefasti, come la morte di un nobile, similmente alla figura celtica della banshee.
Veste sempre di bianco, simbolo di purezza ma anche di lutto e spesso è descritta come senza occhi né bocca, con una luminosità pallida che la avvolge. Nel caso specifico della Torre dell’Angelo, il volto è coperto da un drappo che rende i tratti somatici indefiniti.
In alcune versioni, si aggira nei castelli o nei boschi, apparendo a chi si è smarrito.
In Italia, la Dama Bianca è legata a luoghi come il Castello Sforzesco di Milano e il Castello di Padernello.
La sua figura può assumere molteplici significati: può incarnare il rimorso per colpe passate, rappresentare una presenza protettiva per i deboli e gli smarriti, oppure fungere da monito contro l’irriverenza verso il sacro e la natura.

Ma chi potrebbe essere, in realtà, l’anima inquieta che alberga nella Torre dell’Angelo?
La leggenda più diffusa la identifica con una giovane di nome Bianca, figlia di un nobile vercellese vissuto nel XIV secolo. Promessa in sposa a un ricco mercante contro la sua volontà, trovò conforto tra le braccia di un giovane artista, frequentatore delle corti cittadine. La relazione fu scoperta e il padre, accecato dall’ira e dall’orgoglio, la rinchiuse nella torre come punizione esemplare e monito per le altre fanciulle.
Si narra che, consumata dal dolore e dalla solitudine, Bianca morì dopo alcune settimane di prigionia. Da allora, il suo spirito inquieto si aggirerebbe tra le mura della torre, manifestandosi con lamenti sommessi e bagliori misteriosi che squarciano il buio delle notti più silenziose.
Alcuni testimoni giurano di aver udito passi ovattati, sussurri eterei e persino il suono malinconico di un’arpa provenire dalla sommità della torre.
Nel corso degli anni, numerosi appassionati di fenomeni paranormali hanno tentato di documentare queste apparizioni, ma nessuno è riuscito a fornire prove definitive. E così, nelle ore più tarde, quando il centro storico si avvolge in un’atmosfera rarefatta e sospesa, la leggenda di Bianca continua a vivere.
Inoltre, si narra che la torre sia stata scenario di epici duelli cavallereschi e che le antiche mura custodiscano ancora i segni lasciati dalle spade dei valorosi contendenti. Secondo alcune leggende tramandate nel tempo, nelle sere d’autunno è possibile udire il suono lontano di zoccoli sul selciato e richiami indistinti, come se il tempo fosse sospeso e le voci del passato tornassero a riecheggiare tra le pietre, avvolgendo il luogo di mistero e memoria.

In conclusione, la Torre dell’Angelo rappresenta una perfetta fusione tra realtà storica, mito e suggestione. Le sue pietre raccontano di secoli di vita cittadina, di passioni, di amori negati e di promesse di protezione. La sua presenza nel cuore di Vercelli continua a ispirare nuove storie e ad affascinare chiunque si lasci trasportare dal richiamo del passato e dall’incanto delle notti piemontesi.