
GIOVANNI BRAGOLIN E GLI SGUARDI PENETRANTI DEI BAMBINI
di Antonella Astori
Oggi vi porto a fare la conoscenza di un altro artista di nome Bruno Amadio, artista italiano, veneziano, nato nel 1911, meglio conosciuto però come Giovanni Bragolin (nome preso in prestito da un suo vecchio zio che di lavoro faceva il cabarettista). Morì nel 1981 a causa di un tumore all’esofago.
Questo personaggio ha dipinto un ciclo di ventisette opere di bambini che piangono, dipinti che portano con loro una certa angoscia, nonostante in prima apparenza possano sembrare semplici e teneri bambini che appunto piangono o comunque hanno lo sguardo imbronciato. Questi piccoli sembrano impauriti, abbandonati, molto sofferenti, ritratti davvero molto forti che empatizzano con chi li guarda. Impossibile quindi rimanerne distaccati. Invece queste opere portano con sé tristi misteri. Tanto per fare un esempio sembrano essere completamente immuni alle fiamme, in quanto pare che il fuoco sia opera dei quadri stessi. Diversi incendi, infatti, sono scoppiati in case dove erano conservate copie dei quadri in questione.
Una leggenda narra che Bragolin avesse venduto l’anima al diavolo per avere sempre più popolarità e che per questo i suoi quadri fossero maledetti, o che lui stesso abbia picchiato dei bambini di un orfanotrofio, presi come modello dall’artista, che siano poi morti in un tremendo incendio e che le loro anime si siano trasferite nei quadri. I più razionali però dicono che la spiegazione del loro essere ignifughi potrebbe risiedere in un particolare tipo di pittura, resistente al calore ed alle fiamme.
Tutto ebbe inizio dopo la sua morte, con un incendio scoppiato a Rotherdam, in una casa situata nella contea del South Yorkshire. Le fiamme distrussero praticamente tutto ad eccezione di… provate ad indovinare? Eh si, proprio del suo quadro, “The Crying Child” che sarebbe il ritratto suo più famoso raffigurante un bambino conosciuto dal pittore stesso in un orfanotrofio del Cile. Una volta finito l’opera decise di regalarla proprio all’istituto dove il piccolo era tenuto in custodia. Ma subito dopo scoppiò un incendio e tutti i presenti in questa struttura (bambini, educatori ed altre persone che vi lavoravano) sono rimasti intrappolati nel rogo e non ebbero via di fuga.
Chiaramente la logica e la scienza possono spiegare molte cose, ma chiaramente non proprio tutto e personalmente credo poco alle coincidenze.
Ma è anche vero che l’artista ebbe, a quanto si dice, tanta rabbia dentro di sé e parecchia indignazione all’inizio della sua carriera artistica e tutto questo prese il sopravvento nel momenti in cui prese in mano pennelli e tela; in fondo è questo che ogni artista fa. Butta fuori con i propri mezzi ciò che lo possiede dentro, ciò che lo logora, che sia una cosa buona o cattiva, felice o triste. La storia è strapopolata dalla presenza di artisti famosi e non che hanno vissuto con i loro problemi nervosi più o meno gravi, trasferiti poi nelle loro opere. Questo dimostra che la sofferenza psicologica trova sicuramente nella creatività un vantaggioso sfogo per poter così esternare le proprie emozioni, sentimenti e il dolore che si prova dentro.
Per quanto riguarda i dipinti abbiamo bimbi di ogni genere: uno col cappellino che guarda sperduto in alto che ricorda un pò “Il monello” nel film di Charlie Chaplin del 1921, una piccolina dai lunghi capelli biondi e dalle guance rosate, anch’essa con le pupille rivolte verso l’alto come se qualcuno stesse lì davanti ad essa pronto a farla piangere e ad impaurirla, un altro bambino dagli occhi penetranti che guardano invece dritto verso lo spettatore, come a chiedere pietà e solo un pò di gentilezza… D’altronde bisogna anche mettere in evidenza che chi meglio di un viso di bambino può esprimere al meglio le proprie emozioni, ciò che ha dentro? I bambini, si sa, non mentono e ti mettono davanti anche a crude realtà a cui non sai staccarti, a cui non sai come mai potrai reagire; questo perché le emozioni fanno parte della nostra vita fin dalla più tenera età. Essere in grado di esprimere emozioni è il primo strumento a disposizione dei bambini per comunicare con chi li circonda. Ad esempio le lacrime di un bambino possono essere un’espressione del suo disagio e dei suoi bisogni primari.
Il “Sun”, uno dei quotidiani più noti nel Regno Unito, incitò la popolazione a bruciare ogni quadro di questo artista, ma la gente non riuscì a portare a termine questa impresa. Fu così che lo stesso giornale si occupò di fare una raccolta di tutti questi dipinti e ben oltre 2.500 di queste opere raggiunsero la redazione per essere date in bocca alle fiamme, mentre tutto venne documentato. Un giorno però, il ritrovamento in Italia di un altro dei quadri maledetti tornò ad incitare le fantasie di molte persone suggestionabili e non passò molto tempo prima che la gente ebbe di nuovo paura. Addirittura c’era chi testimoniò che di notte, dopo aver appeso alle pareti uno di questi dipinti, sentivano un piangere di bambini facendoli quindi passare notti insonni. In molti poi intervistarono la figlia Nicoletta e il vicino di casa Antonio Casellato, i quali dicevano che a Bragolin nemmeno piacevano le sue opere, (per questo motivo decise di firmarle con un nome d’arte) ma che in molti gliele commissionavano e che tutto ciò che veniva detto erano solo malelingue. Infatti, sempre secondo queste testimonianze da persone che lo conoscevano, i bambini ritratti sarebbero stati in realtà ispirati da riviste e giornali a cui il pittore avrebbe solo aggiunto una finta lacrima.
Voi invece, da che parte state? Dalla parte razionale e logica o dalla parte del mistero?
Per poter spiegare il rapporto tra arte e follia, Sigmund Freud affermava che l’arte costituisce un regno intermedio tra la realtà che frustra i desideri e il mondo della fantasia che li appaga. L’artista è, originariamente, un uomo che si distoglie dalla realtà e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita di fantasia.
Le immagini sono davvero potenti e hanno la capacità di infondere paura e ansia, oltre a generare un sacco di storie misteriose attorno ad esse.
Ed è proprio questo il loro fascino!