La Soglia Oscura
Misteri,  Criptozoologia

LA BESTIA DI CUSAGO
di Maurizio Faretta

Con l’appellativo di “Bestia di Cusago” si indica un animale, molto probabilmente un lupo, che nell’estate del 1792 seminò il panico nel territorio del comune di Cusago, situato alle porte del capoluogo lombardo.
La vicenda della Bestia di Cusago ricorda sotto molti aspetti quello della celeberrima “Bestia del Gévaudan”, che poco più di trent’anni prima, tra il 1764 e il 1767, si era resa responsabile di diversi attacchi mortali contro esseri umani.

Le vittime dell’animale furono numerose, anche in questo caso bambini e ragazzini a cui era sovente affidata la custodia del bestiame. Inizialmente furono incolpati i lupi, a quel tempo ancora molto diffusi in Lombardia. Tuttavia i lupi in genere non considerano l’uomo una preda, poi si parlò di una iena magari fuggita da un circo.
L’ipotesi era avvalorata dal fatto che pochi mesi prima un certo Bartolomeo Cappellini aveva esposto a Milano due iene ingabbiate, ma ne aveva solo una quando raggiunse Cremona. L’animale fu trovato morto, ma ci furono nuove aggressioni
Le autorità asburgiche misero una taglia sulla bestia del valore di ben 50 zecchini (quasi 8 mila euro attuali). Morirono altri ragazzini e il 24 agosto 1792 fu approvato un piano, in cui si ipotizzò la cattura della bestia attraverso lo scavo di buche mimetizzate e recintate, con all’interno un’esca viva. Il 24 settembre 1792, fu annunciata la cattura e l’abbattimento di un lupo caduto in una fossa scavata presso Cascina Pobbia. La carcassa fu mostrata ai superstiti dei suoi attacchi e identificata, sebbene alcuni di loro fossero dubbiosi. Un esame dettagliato del lupo, dimostrò che si trattava di una femmina affetta da numerose cicatrici sugli arti, e con canini superiori particolarmente consumati.
Siccome non vi furono ulteriori segnalazioni di aggressioni dopo la morte del lupo, il 5 ottobre 1792 fu annunciato ufficialmente che si trattava della bestia di Cusago. La carcassa fu successivamente imbalsamata ed esposta nei locali presso Piazza del Duomo, per poi essere venduta al prezzo di 12 zecchini al museo di storia naturale dell’Università di Pavia.